Diverse organizzazioni di settore hanno lanciato l’allarme riguardo un possibile collasso della catena di approvvigionamento. Quali sono i principali motivi e le possibili soluzioni?
Diverse organizzazioni e società del settore della logistica internazionale sono convinte che nei prossimi tempi la catena di approvvigionamento mondiale possa collassare, con innumerevoli disagi per le diverse nazioni del mondo.
In questi giorni non è certo passata inosservata la crisi energetica nel Regno Unito, paese in cui il carburante e altri beni di prima necessità sono divenuti sempre più introvabili. Oltretutto sembrerebbe che i ritardi negli approvvigionamenti siano da ricondurre anche alle misure post-Brexit riguardanti il mercato del lavoro. Infatti l’introduzione di norma più stringenti sull’immigrazione sia di cittadini UE che di extracomunitari ha portato a un drastico calo di risorse impiegate in settore chiave, come per esempio quello dei trasporti.
Analizziamo quali sono i motivi che destano preoccupazione per il settore della logistica internazionale e quali possono essere le possibili soluzioni al problema.
Catena di approvvigionamento prossima al collasso: i principali motivi
La lettera inviata all’ONU porta la firma di importanti nomi della logistica come International Chamber of Shipping, International Air Transport Association, International Road Transport Union e International Transport Workers’ Federation. Stando a quanto riportato, le principali cause della crisi della catena di approvvigionamento sarebbero tutte legate in un modo o nell’altro alla pandemia di COVID-19, che nonostante i grandi passi avanti fatti sul fronte della vaccinazione da diverse economie mondiali rimane un elemento preoccupante per la stabilità degli approvvigionamenti.
Il primo pericolo legato alla pandemia è rappresentato dal progressivo indebolimento della forza lavoro nel settore dei trasporti, specie quelli marittimi. Questa tendenza è alimentata dai timori per la pandemia e le possibili nuovi misure restrittive che alcuni paesi potrebbero mettere in atto qualora la situazione epidemiologica dovesse peggiorare.
Anche la vaccinazione potrebbe paradossalmente incidere negativamente sulla catena degli approvvigionamenti, dato che in alcuni paesi si stanno somministrando vaccini anti-COVID non riconosciuti o autorizzati in UE o USA. Questo è tipico dei paesi in via di sviluppo, i cui lavoratori potrebbero essere sottoposti a quarantene aggiuntive, fino ad arrivare al divieto di entrata con la conseguente impossibilità di assicurare il rifornimento delle merci.
Quali possono essere le soluzioni?
Come precisato nella lettera inviata all’ONU, la catena di approvvigionamento a livello globale dipende in egual misura dall’occupazione di lavoratori per via terrestre (camion, treni), marittima (navi cargo) e aerea (aerei cargo). La minima mancanza di personale in uno di questi comparti rischia di innescare il lento collasso della catena.
Al fine di impedire ciò, si è chiesto di uniformare le regole per l’ingresso delle merci, limitando i divieti nei confronti degli operatori stranieri e cercando di garantire il rispetto delle misure anti-COVID senza però che esse impattino troppo sugli operatori di settore
Si è inoltre raccomandato ai governi di rilanciare l’occupazione nei settore della logistica, al fine di frenare l’emorragia di posti di lavoro. Il Regno Unito per esempio sembra virare proprio in questa direzione, dato che negli scorsi giorni il governo ha autorizzato la concessione di permessi di lavoro temporanei nei confronti di cittadini UE ed extra-UE per il settore della logistica e dei trasporti.
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