Bak corregge in positivo le previsioni: l’economia elvetica ha retto meglio di quanto gli analisti si aspettavano qualche mese fa.
Mentre la Banca Centrale Europea decide di intervenire con urgenza contro l’inflazione, la Svizzera può permettersi di stare a guardare: almeno ancora per un po’. L’analisi della situazione attuale, generata e complicata da una concomitanza di fattori gravi come le restrizioni legate alla pandemia di Covid-19, le strozzature nelle catene di approvvigionamento, la guerra in Ucraina e l’inflazione conseguente, dice che l’economia elvetica sta soffrendo molto meno di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Il primo trimestre del 2022 si è chiuso con un certo ottimismo, capace di dare una spinta all’economia in un anno che, comunque, sarà fuori di dubbio impegnativo.
Il Pil andrà meglio del previsto
Gli interventi delle banche centrali, uniti alle conseguenze del conflitto e al marcato rallentamento economico in Cina, sono infatti destinati a influenzare negativamente la crescita a livello globale. La Svizzera dovrà farvi i conti, anche se lo scenario di stagflazione che si paventa all’estero resta improbabile possa riscontrarsi all’interno della Confederazione. Le previsioni per questa seconda parte dell’anno sono addirittura migliorate e la crescita del Pil svizzero stimata da Bak Economics è arrivata al 2,3%, a fronte del precedente 2,1%.
Inflazione sopra il 3% nel prossimo semestre
In aumento, però, anche il tasso di inflazione medio, oggi al 2,5% invece del 2,1% della precedente previsione. Presa in considerazione la prima parte del 2022, questa nuova percentuale sta a significare che per i prossimi mesi il tasso supererà il 3%, principalmente a causa dell’influenza esercitata sui prezzi di gas e petrolio aggravati dalle ultime sanzioni contro la Russia.
Nel 2023 non potrà che andare meglio
Buone notizie vengono dalle proiezioni sul 2023. Bak Economics prevede infatti che la situazione rientrerà almeno in parte e l’inflazione scenderà intorno all’1%. Gli sbalzi della domanda e le strozzature della catena di approvvigionamento globale infatti dovrebbero diventare meno importanti, così come gli effetti negativi causati dai prezzi delle materie prime e dell’energia.
Bns pronta ad alzare i tassi due volte più due
In questo quadro più roseo del temuto giocherà un ruolo rilevante anche la Banca nazionale svizzera, con i suoi margini di manovra nella lotta all’inflazione. Il rischio di deflazione, ormai quasi scongiurato, consente infatti di utilizzare il tasso di cambio come strumento efficace per combattere l’inflazione importata. A tal proposito, si scommette su un imminente intervento della Bns, anzi due: tanti sono i rialzi dei tassi di interesse che Bak prevede verranno decisi entro la fine dell’anno, pari ciascuno a un +0,25%. Altri due verranno nel 2023.
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