Venerdì le azioni hanno toccato il minimo storico, scendendo sotto i 5 franchi: riprendono corpo le ipotesi di un’acquisizione imminente, circolate con insistenza a inizio giugno
Neanche un mese e mezzo fa, la smentita era stata violenta, a mettere a tacere l’insistenza delle voci e le opinioni più credibili degli analisti. Credit Suisse non si tocca, aveva lasciato intendere in malo modo il ceo Thomas Gottstein, liquidando come «davvero stupida» ogni domanda sull’argomento: una possibile e imminente acquisizione. Ebbene, oggi l’ipotesi non è più così peregrina, dato un valore delle azioni che per la prima volta nella storia del gruppo elvetico, due giorni fa, è sceso sotto i 5 franchi l’una. Praticamente la metà o poco di più dei 9 franchi che, secondo le indiscrezioni pubblicate all’inizio di giugno da Inside Paradeplatz, la società americana State Street sarebbe stata disposta a offrire agli inizi di giugno.
Tredici miliardi per prendersi tutto
Un ottimo momento dunque per gli acquisti: ad oggi, Credit Suisse varrebbe in Borsa circa 13 miliardi di franchi, un quarto appena per esempio di Ubs. Eppure, paradossalmente o forse no, pare che nessuno sia al momento intenzionato a farsi avanti. Perché il profitto all’orizzonte, elevatissimo, comporta in realtà anche grossissimi rischi che, secondo le analisi giornalistiche della Neue Zürcher Zeitung (NZZ), nessuno sarebbe disposto a correre. Da queste parti, almeno.
Le opzioni: Asia, Medio Oriente, America Latina
Riprende dunque un po’ di corpo l’ipotesi di un acquirente oltreoceano, davanti alle perplessità che riguardano i gruppi europei. Già in passato si erano citati i nomi di Unicredit, Ubs e Deutsche Bank, che oggi parrebbero essersi defilati nella rosa di candidati. Mentre si fanno avanti opzioni al di fuori degli Stati Uniti, dove Credit Suisse è al secondo posto dopo UBS nella gestione patrimoniale globale. Ha inoltre uno zoccolo duro di clienti distribuito fra Asia, Medio Oriente e America Latina.
Sette motivi per non comprare Credit Suisse
All’apertura delle Borse di questa mattina, il titolo era in lieve ripresa sopra i 5 franchi. Ma la situazione è instabile e un ulteriore, eventuale ribasso potrebbe generare una corsa alle vendite, secondo l’agenzia finanziaria Awp. Restano fondamentalmente scettici i commentatori della NZZ, secondo cui vi sono almeno 7 motivi per non comprare Credit Suisse: in primis il timore della stagflazione, ma anche i dipendenti, il rapporto di clienti che potrebbe venire deteriorato e portare alla fuga e la strenua opposizione della dirigenza a ogni ipotesi di acquisizione.
Anche JPMorgan e Morgan Stanley vanno male
Non resta dunque che attendere i risultati che verranno pubblicati fra dieci giorni, il 27 luglio. Non c’è da sperare troppo in un segnale positivo, e non solo perché la situazione di Credit Suisse è particolarmente difficile. In questo periodo lo è per tutti: anche i dati pubblicati nei giorni scorsi da JPMorgan e Morgan Stanley sono stati ben al di sotto delle aspettative.
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