G7: l’invito di Biden a contrastare la Cina

Claudia Mustillo

14 Giugno 2021 - 11:39

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Con la conclusione del G7, ieri, a Carbis Bay in Cornovaglia, si è riacceso lo scontro tra Washington e Pechino. I leader mondiali hanno approvato un piano di contrasto all’espansione economica cinese. Cosa è successo?

Con la conclusione del G7, ieri, a Carbis Bay in Cornovaglia, si è riacceso lo scontro tra Washington e Pechino: da un lato il Presidente Joe Biden cerca di guidare i leader mondiali, ma soprattutto europei, ad unirsi "contro" la Cina; dall’altro la risposta cinese non tarda ad arrivare "un piccolo gruppo non decide per il mondo".

Cosa è successo al G7? Quali sono le conseguenze nelle relazioni economiche internazionali?

Il chiaro messaggio del G7 di contrastare la Cina

Quest’anno al G7 hanno partecipato i leader di Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Giappone, Francia, Canada e Italia, più una delegazione dell’Unione Europea. I temi affrontati durante l’evento sono stati principalmente: la lotta contro la pandemia da coronavirus, il contrasto all’espansionismo cinese e le discussioni sulla Brexit tra il Primo Ministro Boris Johnson e i leader europei.

Tra gli argomenti più discussi sicuramente c’è la questione Cina. Argomento molto caro al Presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha invitato i leader del G7 a mettere in campo una politica più dura nei confronti della crescente influenza economica e politica cinese.

Il piano del G7, approvato dai leader partecipanti all’evento, è sicuramente meno duro rispetto alla proposta iniziale degli Stati Uniti, che sabato sera hanno diffuso un comunicato ufficiale da parte della Casa Bianca parlando di un piano "Build Back Better World" per contrastare esplicitamente la "Belt and Road Initiative", il piano di investimenti infrastrutturali lanciato dal presidente Xi Jinping.

Il Presidente Biden ha affermato che il piano, per contrastare l’avanzata cinese, sarà elaborato con molta attenzione nei confronti dei cambiamenti climatici, della salute e della tecnologia digitale, senza tralasciare la parità di genere.

L’Europa è più cauta contro Pechino

L’Europa sembra stretta tra due grandi forze: Cina e Stati Uniti. I leader europei, a differenza del Presidente americano Joe Biden, sono stati più cauti nel prendere posizione contro Pechino. Lo stesso Primo Ministro britannico si è rifiutato di menzionare la Cina durante il suo intervento nella conferenza stampa di chiusura.

Mentre il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, ha spiegato che l’Occidente deve lavorare con la Cina per quanto riguarda aree importanti come il cambiamento climatico. Anche Macron, Presidente francese, ha affermato di non essere ostile a Pechino.

Al centro della questione Cina rimangono i problemi sui diritti umani, con riferimento alla situazione della minoranza Uiguri nello Xinjiang e al rispetto delle libertà di Hong Kong, temi caldi nell’attualità contemporanea.

La Cina risponde al G7 spiegando che i tempi sono cambiati e che "un piccolo gruppo non decide per il mondo". In effetti se un tempo il G7 deteneva circa il 70% del PIL mondiale, oggi è il 40%.

Argomenti

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