L’attenzione che Musk ha concentrato sul social network ha pesato sulla performance del titolo, -73% rispetto a un anno fa. Ma l’intero settore della mobilità elettrica è in crisi, a causa del Coronavirus che costringe a sospendere le produzioni in Cina.
Solo demerito di Tesla o anche Twitter ha fatto la sua brutta parte? Certo lo spostamento dell’attenzione verso il social network e i suoi problemi, che ha visto Elon Musk impegnato in maniera preponderante negli ultimi tempi, ha inciso in maniera non indifferente. Anche se sembrano essere altre, però, le cause di un declino che dura da mesi, non certo da qualche settimana. E se ieri le azioni Tesla sono scese al minimo da due anni a questa parte, con un -11,5% che le ha portate a soli 109 dollari, vero è anche che la discesa è iniziata molto tempo addietro, quando Twitter era ancora un bel pensiero e non una grana con cui fare i conti. Nel novembre 2021, massimo storico superiore ai 400 dollari, le azioni valevano il 73% in più di oggi.
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Tesla diventa dunque il quinto titolo con la peggiore performance dell’S&P 500 quest’anno, a causa di un andamento negativo che, fuor di dubbio, si è aggravato a settembre 2022, dopo l’approvazione dell’offerta per l’acquisto di Twitter. «Musk ha perso credibilità nei confronti degli investitori», spiega Dan Ives, analista di Wedbush, in una nota inviata ai clienti, riferendosi alla vendita ininterrotta di azioni che Musk ha avviato per accaparrarsi Twitter. Così, alla riapertura delle borse dopo la pausa di Natale le azioni hanno raggiunto il valore più basso dall’agosto 2020. Attenzione, però: i social non sono il male assoluto e le responsabilità non vanno tutte cercate nella realtà virtuale.
Il Covid è ancora una minaccia sui mercati
C’è qualcosa di più concreto dietro alle difficoltà di Tesla. Porta anzitutto il nome di Covid, usato come pretesto per la chiusura di una fabbrica a Shangai fra il 20 e il 31 gennaio, per la prima volta nella storia, in occasione del capodanno cinese. Stop alla produzione di veicoli, per concedere ai 20mila lavoratori il meritato riposo; come si intuisce, le festività sono però solo un velo dietro cui si nasconde l’ansia per una epidemia che, non più pandemia, ancora però preoccupa il mondo. Nelle contrattazioni di martedì, ha pesato l’annuncio dato dall’agenzia Reuters, che, attingendo da un documento interno, ha dichiarato che nel mese di gennaio la fabbrica sarà operativa solo fra il 3 e il 19.
Gli sconti per rilanciare la domanda
Nessun commento da parte di Tesla, che mantiene il riserbo sulle ragioni delle sue ultime decisioni, apparentemente sfavorevoli al mercato. La compagnia pare stia pagando in queste ore anche lo scotto dello sconto di 7.500 dollari, pari al doppio di un mese fa, offerto a chi voglia acquistare i due modelli più popolari Model 3 e Model Y. L’idea di sostenere in questo modo la domanda di fine anno è diventata un’arma a doppio taglio, riflettendosi su un titolo che, per usare un eufemismo, è in netta sofferenza.
La mobilità elettrica in difficoltà ovunque
Possibile però che la partita si giochi tutta e solo entro i confini americani, o nel quartier generale in Texas dove tutto ha inizio? Pare proprio di no: e in questo caso bisogna tornare di nuovo in Cina, per provare a capire qualche cosa di più. E allungare lo sguardo verso la concorrenza, che racconta di analoghe difficoltà attraversate dal settore della mobilità elettrica. La "rivale" Nio ha infatti ammesso di essere alle prese con «nuove sfide nelle consegne e nella produzione» di auto, sempre a causa del Coronavirus, che ha contribuito a un taglio del 15% nel quarto trimestre: tra 38.500 e 39.500 automobili invece delle 43.000-48.000 previste. Anche la compagnia cinese si trova così per le mani azioni crollate dell’8%; ma se si torna a inizio anno, il declino arriva al 65%.
Una perdita da 895 miliardi di dollari
Quanto alle consegne di Tesla, bisognerà attendere gennaio per i numeri ufficiali. Le indiscrezioni sono però ottimistiche: secondo gli analisti, gli ultimi tre mesi del 2022 stabiliranno un record per Tesla, con 442mila veicoli consegnati. Se però la realtà dovesse rivelarsi inferiore, sia pur di poco, alle ipotesi, ecco che gli investitori potrebbero mettere ulteriormente nei guai la compagnia, che nel novembre 2021 valeva oltre 1.200 miliardi di dollarie adesso 344,5 miliardi. In discesa, ovviamente, anche il patrimonio di Musk, che ha smesso di essere, almeno per il momento, la persona più ricca al mondo. Secondo le stime di Forbes, è al di sotto dei 140 miliardi di dollari.
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