Secondo l’Ufficio federale di statistica nel 2020 il PIL della Svizzera si è contratto meno del previsto. Di quali cifre si parla?
Come era prevedibile, nell’anno della pandemia il PIL svizzero non è cresciuto, ma contrariamente a quanto molti avevano pronosticato il calo è stato inferiore alle attese.
Secondo l’Ufficio federale di statistica il gap tra le attese degli analisti e le ultime stime sarebbe pari allo 0,2%, ma di quali numeri si parla nello specifico? E quali sono stati i comparti che hanno invece mostrato segni più forti di sofferenza?
Nel 2020 flessione del PIL svizzero minore delle previsioni
Le iniziali stime relative al PIL della Confederazione per l’anno 2020 stimavano una flessione pari al 2,6%. Questa previsione avanzata dalla Segreteria di Stato dell’economia è però stata corretta dalle ultime rilevazioni svolte dall’Ufficio federale di statistica. Pare infatti che nell’anno economico più duro dell’ultimo decennio il Prodotto Interno Lordo della Svizzera è calato solo del 2,4% rispetto alla stima del 2019. In valori assoluti, il PIL svizzero nel 2020 è risultato essere pari a 706 Miliardi di Franchi svizzeri, contro i 727 Miliardi di Franchi svizzeri del 2019.
Bisogna sottolineare che durante l’anno scorso le iniziali stime erano ben più pessimiste di quelle avanzata dalla SECO. I numerosi Lockdown e la chiusura di moltissime attività economiche avevano suggerito a molti analisti crolli del PIL superiori al 3-3,5%.
Ovviamente la pandemia di COVID-19 ha impattato sull’economia svizzera, approfittando dalla debolezza dei consumi domestici. Il dato calcolato in questo ambito è infatti pari a -3,7% rispetto all’anno precedente. Per osservare un calo coevo occorre mettere indietro le lancette dell’orologio fino al secondo dopo guerra. Anche sul fronte degli investimenti si sono registrati cali pari all’1,8%.
Quali voci del PIL hanno registrato i crolli più contenuti?
In base alle tabelle dell’Ufficio federale di statistica, tra le voci del PIL che hanno registrato le contrazioni minori si annoverano le attività correlate ai servizi sanitari. La variazione negativa sul dato del 2019 è stata infatti pari ad appena lo 0,7%. Nel settore del commercio dei veicoli la contrazione è stata pari al 2,1%, mentre le attività manifatturiere hanno perso il 3% rispetto al 2019.
Non sono però mancati dei forti sostegni al PIL, rappresentati dai servizi sanitari (+6%), dall’industria farmaceutica (+5%) e dal commercio al dettaglio (+2%).
Le peggiori perdite calcolate sul dato del 2019 le hanno invece registrate le voci relative al settore alberghiero e della ristorazione (-42%), seguito poi dal settore artistico e dello spettacolo (-26%). Questi risultati sono considerati tra i più scontati, essendo questi settori quelli maggiormente penalizzati dalla crisi pandemica.
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