Nonostante le sanzioni internazionali inflitte alla Russia non abbiano preso di mira le esportazioni di energia di quel Paese, i commercianti e gli spedizionieri evitano di trattare con i fornitori russi. Ecco le conseguenze.
Petrolio, oro, gas, grano. Ma l’elenco potrebbe continua ancora.
Non si ferma la folle corsa dei prezzi che da giorni ormai segna il passo delle materie prime, il cui scambio è condizionato dal conflitto in Ucraina.
Brent e WTI
Oggi, 3 marzo, il petrolio greggio Brent è salito sopra i 119 dollari al barile per la prima volta da febbraio 2013.
Anche il WTI è stato scambiato poco oltre i 116 dollari al barile.
Alle ore 9.20 il Gas nel benchmark europeo di Amsterdam saliva ancora a 196 euro per megawattora.
Nonostante le sanzioni internazionali inflitte alla Russia non abbiano preso di mira le esportazioni di energia di quel Paese, i commercianti e gli spedizionieri evitano di trattare con i fornitori russi.
Cereali e materie prime agricole
Sul fronte cereali e materie prime agricole, l’allarme è sul grano: i futures di Chicago sono aumentati di quasi il 40% nell’ultimo mese e sono saliti ai massimi da 14 anni di $ 11,34 per staio.
Un salto che avrà ripercussioni sul prezzo di molti beni, inclusa la pasta.
I contratti sul mais stanno schizzando sui 750 dollari a Chicago. Questa materie prima è importante anche per il settore degli allevamenti.
Da ricordare che Russia e Ucraina rappresentano circa il 28,5% delle esportazioni globali di grano nel 2021, il 19% dell’export di mais e l’80% delle esportazioni di olio di girasole, che compete con l’olio di soia e l’olio di palma.
Metalli
Infine, i metalli industriali: l’alluminio LME è salito del 2,3% a un massimo storico di $ 3.650 a tonnellata, mentre il nichel è balzato di oltre il 4% a $ 26.935 a tonnellata. Il palladio viaggia ancora con rilevanti rialzi, stamane del 2,46%.
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