Sembrerebbe che l’emergenza legata al mancato accordo interno all’OPEC+ stia rientrando. I due schieramenti hanno trovato un compromesso, intanto il prezzo del petrolio torna a scendere.
Sembrerebbe che la tregua sia vicina. O almeno così si apprende da alcune indiscrezioni trapelate nella giornata di ieri sul caso OPEC+, ossia sul mancato accordo che ha visto la formazione di due schieramenti opposti: da un lato Arabia Saudita e Russia, dall’altro gli Emirati Arabi Uniti.
La nuova svolta nella questione interna all’OPEC+ attende ancora conferme ufficiali, ma già ha avuto una notevole influenza sul prezzo del petrolio che è tornato a scendere, con il Brent che scambia a 73 dollari al barile e il Wti poco sopra i 72 dollari.
OPEC+, verso un accordo?
Il problema del mancato accordo interno all’alleanza dell’OPEC+ nasce quando gli Emirati Arabi Uniti si sono opposti all’accordo proposto e guidato dal leader dell’Arabia Saudita con l’appoggio della Russia.
L’obiettivo è quello di aumentare gradualmente la produzione di petrolio estendendo la durata dei tagli all’offerta che il gruppo, OPEC +, ha già concordato nel 2021. Infatti lo scorso anno per fronteggiare il calo della domanda, visto che il Covid e le relative restrizioni per contenere i contagi hanno fermato i viaggi e di spostamenti, l’OPEC + ha accettato di ridurre la produzione di quasi 10 milioni di barili al giorno da maggio 2020 fino ad aprile 2022.
Gli Emirati Arabi Uniti, però, sostengono l’aumento della produzione e questo significa che la decisione di estendere l’accordo sui tagli fino alla fine del 2022 è inaccettabile.
Stando a quanto emerso da fonti Reuters, Arabia Saudita e Russia avevano raggiunto un accordo preliminare che mirava a un’offerta di 400 mila barili al giorno da agosto a dicembre 2021 per soddisfare la domanda crescente dell’ultimo periodo.
A complicare ancora di più le relazioni interne dell’OPEC + c’è anche la questione della linea base, ossia la quantità di petrolio che ogni Paese può pompare. Più la soglia è alta più petrolio può produrre il Paese.
Per questo motivo gli Emirati Arabi Uniti vorrebbero che la loro linea base venga rivista prima di estendere i tagli fino alla fine del 2022.
L’accordo sembrerebbe vicino dal momento che Abu Dhabi avrebbe ottenuto una modifica dei livelli di produzione, da 3,2 a 3,65 milioni di barili al giorno. La quota concordata rimarrebbe inferiore alla richiesta iniziare di 3,8 milioni di barili.
Questa quota extra degli Emirati Arabi Uniti, secondo gli esperti, toglie la possibilità di una guerra di produzione e aggiunge barili necessari al mercato e non dovrebbe essere un problema per il mercato rialzista.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iscriviti alla newsletter