Il prezzo del petrolio ha raggiunto i suoi nuovi massimi dal 2018, toccando gli 80$ al barile. Questo rally proseguirà o esiste la possibilità di vederlo esaurirsi nei prossimi mesi? Cosa si prospetta?
Con le quotazioni del Brent che hanno superato di poco gli 80$ al barile, il petrolio ha raggiunto il suo massimo dal 2018 a questa parte. Al momento su base annuale la variazione è superiore al 55%.
Sembrano dunque prendere forma le previsioni avanzate nelle scorse settimane dagli analisti di Goldman Sachs, i quali avevano previsto il raggiungimento dei 100$ al barile entro i primi mesi del 2022. Ma fino a dove potrebbero arrivare le quotazioni dell’Oro nero? Esiste la possibilità di vedere invertito il trend entro l’inizio del 2022?
Nuovo balzo dell’Oro nero, quali sono i motivi?
Come premesso, nelle ultime ore le quotazioni del petrolio hanno nuovamente raggiunto importanti traguardi. Il Brent ha toccato e superato gli 80$ al barile, mentre il WTI è arrivato a superare i 76$ al barile.
Come riportato in precedenza, il rialzo del petrolio segue quello del gas naturale, altra materia prima la cui offerta risulta ancora troppo scarsa a fronte di una domanda che aumenta sempre più, specialmente con l’arrivo della stagione invernale. La coppia petrolio-gas sta portando lauti guadagni per molti titoli azionari legati ai settori petrolifero ed energetico, ma sta anche concorrendo a innescare una crisi energetica che mette a repentaglio la produzione di molte economie, Cina in primis.
Infatti in questo paese asiatico sono sempre più i grandi poli industriali costretti a rallentare la produzione al fine di risparmiare elettricità, mettendo anche a rischio le produzione mondiale di importanti marchi esteri. Basti pensare che Apple intrattiene legami commerciali con alcuni fornitori di chip che al momento stanno facendo fronte a questo problema.
Il petrolio potrebbe perdere vigore nei prossimi mesi?
Tutte le previsioni sembrano non trovare una risposta affermativa a questo quesito. Infatti al momento un cospicuo rintracciamento del petrolio è assai improbabile.
Le scorte di greggio in USA e negli altri paesi produttori sono ai minimi da anni, mentre tra i membri OPEC+ i divari riguardanti la tecnologia per l’estrazione del greggio e le continue problematiche legate a questo aspetto stanno indebolendo sempre più la capacità di garantire un’offerta di petrolio in linea con gli obiettivi prestabiliti.
A questo si aggiunge l’impennata della domanda, alimentata specialmente dai progressivi allentamenti sulle norme anti-COVID che fino ad ora avevano limitato gli spostamenti. Alla luce di tutto ciò, gli analisti di Goldman Sachs non rivedono le loro stime sul raggiungimento dei 90$ al barile entro fine anno e sul successivo approdo ai 100$ al barile nei primi mesi del 2022.
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