Politica climatica elvetica non abbastanza ambiziosa: la denuncia delle organizzazioni a difesa dell’ambiente
Secondo il parere dell’O.N.G. Climate Analytics, il contributo elvetico all’Accordo di Parigi è insufficiente. Se anche gli altri Paesi europei ed internazionali seguissero i programmi svizzeri di sostenibilità, entro la fine del secolo le temperature potrebbero aumentare fino a 4°C.
I Paesi bocciati dalla O.N.G. per le politiche climatiche
Secondo la stessa O.N.G, i paesi non sufficientemente impegnati nelle politiche climatiche sono oltre alla Svizzera, l’Australia, il Brasile, l’Indonesia, e ancora il Messico, la Nuova Zelanda, la Russia, Singapore e il Vietnam.
La Confederazione rischia dunque di essere l’unica ricca nazione europea a figurare tra i Paesi che destano preoccupazione per le politiche climatiche perseguite. Sempre secondo Climate Analytics, la Svizzera dovrebbe puntare ad una riduzione delle emissioni a livello domestico, di almeno 61 punti percentuali.
La Svizzera intende eliminare le emissioni causate dai settori di trasporti, dell’industria e del comparto edile. Una sfida ambiziosa se si considera che nella sola Confederazione il traffico su strada causa almeno un terzo delle emissioni prodotte.
Sviluppo della mobilità elettrica
In Svizzera come negli altri Paesi europei si punta a incentivare la mobilità elettrica. L’obiettivo della Svizzera è arrivare nel 2050 ad avere 3,6 milioni di auto elettriche circolanti sulle strade del Paese. A oggi i veicoli elettrici circolanti sono solamente 70.000.
Altro obiettivo è quello di abbandonare gradualmente le energie fossili. Per farlo è necessario trasformare tutti gli impianti di riscaldamento in pompe di calore.
Nonostante i piani del Paese, è bene sottolineare che la Confederazione necessiterà in futuro di molta energia elettrica che oggi è prodotta in gran parte dalle centrali idroelettriche.
Stando ai dati del 2019, l’energia elettrica consumata in Svizzera proviene per il 75% circa da fonti rinnovabili (nel 2018 era il 74%): più esattamente, per il 66% da grandi centrali idroelettriche e per l’8,4% circa da fotovoltaico, eolico, piccole centrali idroelettriche e biomassa.
Il 19% deriva, invece, dal nucleare e quasi il 3% da rifiuti e fonti fossili. Per il 4% dell’energia elettrica fornita la provenienza e la composizione non sono verificabili (nel 2018 era il 6%).
Siccome dall’anno di fornitura 2020 non sarà più permesso utilizzare energia elettrica con provenienza non verificabile, i grandi consumatori ricorrono sempre più spesso all’energia nucleare indigena.
Nei prossimi anni il Paese prevede di incentivare sempre più le energie rinnovabili. La produzione fotovoltaica dovrebbe passare quanto prima da 2,5 a 34 Terawattora all’anno.
Svolta sostenibile: i costi
La svolta sostenibile potrebbe costare alla Svizzera un investimento di 13 miliardi di franchi all’anno. In base alle stime di Associazione svizzera dei banchieri e Studio Boston Consulting Group, la cifra da investire sarà pari a circa il 2% del Pil (387,2 miliardi di franchi entro il 2050).
Vi sono tuttavia emissioni che non possono essere ridotte: ad esempio il trattamento dei rifiuti e la produzione in ambito agricolo. Queste emissioni saranno compensate da nuove tecnologie capaci di sottrarre il CO2 dall’atmosfera.
Bocciata dal popolo la Legge sul CO2
La legge sul CO2 rappresentava il più importante strumento con il quale la Svizzera avrebbe potuto ridurre sensibilmente le emissioni di CO2. La legge prevedeva inoltre:
- Introduzione di tassa sull’olio combustibile e il gas naturale utilizzati per il riscaldamento
- Obbligo di compensazione delle emissioni generate dal traffico stradale
- Possibilità di ridurre parte dei gas serra all’estero
Nel corso del 2020 Il Parlamento federale aveva rivisto completamente la legge. Secondo la nuova normativa il Paese avrebbe dovuto ridurre le emissioni del 50% entro il 2030. Il 37,5% delle riduzioni avrebbe dovuto essere realizzato sul territorio elvetico.
Nonostante la revisione della legge sul CO2, la stessa è stata respinta dal popolo svizzero, contrario all’introduzione delle nuove norme, che includevano una tassa sui biglietti aerei.
Il Governo intende procedere con una nuova revisione della proposta, che esclude la presenza di tasse, da presentare nel 2022.
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