Le previsioni di Bak Economics, -0,2%, si intrecciano con quelle più ottimistiche di Ticino Turismo. Il vicedirettore Weber: «Piena fiducia e soddisfazione dei clienti, nel 2022 potremo superare i livelli pre-covid».
Il conflitto in Ucraina, l’inflazione e le altre conseguenze della guerra: ecco che, facilmente, il Pil svizzero viaggia in discesa. In questo mese di maggio Bak Economics ha rivisto ancora al ribasso la sua previsione per la crescita nel 2022, meno 0,2%.
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Una diminuzione modesta ma significativa, alla luce della spinta espansiva post-Covid che ci si sarebbe dovuti altrimenti attendere. Resta il fatto che, con il +2,1% ora attualmente previsto, l’aumento del prodotto interno lordo svizzero risulta ancora importante, specie sul lungo termine: e questo è sufficiente a spiegare l’ottimismo del settore turistico ticinese, che guarda con fiducia all’anno in corso.
Il sogno: un 2022 migliore del 2021
«Ci attendiamo ancora una buona affluenza di turisti elvetici - riflette infatti Kaspar Weber, vicedirettore di Ticino Turismo - nella piena consapevolezza che non sarà facile raggiungere le cifre del 2021. Lo scorso anno, il Ticino ha registrato un record di pernottamenti sia nel settore alberghiero che paralberghiero, con cifre paragonabili solo a quelle raggiunte una ventina di anni fa, attorno agli anni 2000».
I primi mesi del 2022 hanno qualcosa da dirci al riguardo?
«I primi mesi dell’anno sono stati caratterizzati da una ripresa dei mercati a noi vicini, Germania e Italia in primis, ma anche degli altri Paesi europei importanti per la nostra destinazione come i Paesi Bassi e l’Inghilterra».
Questo come si riflette sul turismo ticinese?
«Stiamo constatando una crescita dei pernottamenti. Questo si verifica anche da parte dei visitatori provenienti dai mercati oltreoceano, soprattutto dagli Stati Uniti. Secondo le previsioni di Svizzera Turismo, però, per un pieno ritorno alla normalità dei flussi internazionali occorrerà attendere il 2023. Il nostro auspicio, per l’anno in corso, è quello di superare l’andamento raggiunto nel 2019, anno pre-covid».
Da dove viene tutto questo ottimismo?
«Segnali incoraggianti giungono da un prestigioso riconoscimento giunto nei giorni scorsi: l’indagine annuale svolta da Reader’s Digest, incentrata sulla fiducia di cui godono i marchi nazionali, ha attribuito al nostro cantone il gradino più alto del podio per quanto riguarda le regioni turistiche. Tra i fattori più significativi vi sono il rapporto qualità-prezzo, la reputazione, i prodotti/servizi, la dedizione al cliente, la tutela dell’ambiente e la forza innovativa».
Chi viene oggi in Ticino? Il Covid ha cambiato identikit e abitudini dei turisti?
«Secondo un’indagine che abbiamo condotto l’anno scorso, nell’ultimo biennio sono arrivati più svizzeri francesi, più coppie, più giovani e più famiglie e oltre il 90% di loro è intenzionato a tornare in Ticino. Interessante notare l’aumento della durata media del soggiorno: lo scorso anno negli alberghi è stata di 2,4 notti».
Dunque, si punta ai grandi ritorni?
«La nostra destinazione può vantare un Net Promoter Score molto alto, pari al 73%. Si tratta di uno strumento di gestione utilizzato dalle aziende per valutare la fedeltà e la soddisfazione dei propri clienti».
Soddisfatti così o resta ancora qualcosa da fare?
«Il riconoscimento attribuito da Reader’s Digest e i segnali incoraggianti che emergono dalla nostra indagine non devono essere intesi come un punto di arrivo, ma di partenza: uno sprone a continuare a lavorare per un continuo miglioramento e rinnovo dell’offerta. Solo così potremmo continuare a beneficiare della fiducia dei nostri turisti».
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