In Svizzera le farmacie non possono fornire direttamente le compresse alla popolazione, ma è competenza del Cantone. Inoltre, in caso di attacco tattico nucleare, non sono efficaci.
Almeno per il momento, non c’è nessuna corsa alle pastiglie di ioduro di potassio, le compresse usate per contrastare gli effetti dell’inalazione di iodio radioattivo o di una contaminazione. A riferirlo il presidente dell’Ordine dei farmacisti del Cantone Ticino (Ofct), Peter Burkard, che racconta «ogni tanto qualcuno entra a chiederle, ma era più frequente all’inizio della guerra quando i russi avevano attaccato la centrale nucleare di Zaporizhia». Ad ogni modo, sottolinea Burkad, «le farmacie non hanno scorte e non sono coinvolte direttamente nella distribuzione, spetta ai Cantoni».
Inutili in caso di attacco tattico nucleare
L’allarme di un possibile incidente ha innescato in Europa, la caccia alle pastiglie di iodio. In alcuni Paesi, come per esempio la Polonia, lo Stato ha provvisto a distribuire pastiglie anti-radiazioni. Ma anche a questo giro, la decisione è stata presa a seguito dei combattimenti che negli ultimi giorni si sono svolti intorno alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhia.
«Le compresse allo ioduro di potassio sono una misura preventiva in caso di incidente nucleare, ma nel malaugurato caso di un attacco tattico con armi nucleari non servirebbero a niente», chiarisce Burkad. «Speriamo di non doverne mai avere bisogno, ma in ogni caso la Confederazione ha scorte a sufficienza per tutti». Infine, ricorda che «in Svizzera, nelle zone situate nei pressi delle centrali nucleari, fino a 20-30 chilometri di distanza, la popolazione riceve sistematicamente compresse allo iodio».
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