Due studi condotti negli USA hanno dimostrato che i contagiati che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino contro il coronavirus tendono a non sviluppare forme gravi di COVID-19. Perchè?
Il Regno Unito è da diverse settimana un osservato speciale per quanto riguarda la diffusione della variante Delta e il nuovo picco di contagi legati a quest’ultima. Ormai oltremanica il numero giornaliero di nuovi positivi si conta in ordine di decine di migliaia, sebbene non sembrino esserci (almeno per ora) grandi afflussi di malati negli ospedali. Paradossalmente, in alcuni zone del paese il numero di soggetti positivi ospedalizzati è ai minimi annui.
Ricordiamo che nel Regno Unito quasi il 49% della popolazione ha ricevuto le due dosi di vaccino anti-COVID necessarie per ottenere la protezione completa contro il coronavirus, mentre un ulteriore 20-25% è composto da individui che hanno ricevuto solamente la prima dose. Inoltre, nel 66% dei casi il siero somministrato è stato quello di AstraZeneca.
Il caso britannico ha portato molti scienziati a interrogarsi sui benefici apportati anche solo dalla prima dose del siero anti-COVID, ma ora uno studio condotto negli USA sembra aver dimostrato che anche solo la prima dose aiuta a dimezzare il rischio di sviluppare forme gravi di COVID-19.
Chi contrae il coronavirus dopo la vaccinazione rischia meno
Come premesso, nel periodo compreso tra dicembre 2020 e aprile 2021 negli USA sono stati condotti due diversi studi su un campione di 3.975 individui, 156 dei quali non avevano ricevuto neanche una dose di vaccino contro il coronavirus.
Solo 16 dei restanti 3.816 soggetti vaccinati con vaccini a mRNA sono poi risultati positivi al tampone, e di questi 5 avevano ricevuto anche la seconda dose. Che i vaccini a mRNA non fossero efficaci al 100% è cosa nota, tuttavia nessuno dei soggetti positivi ha sviluppato forme aggressive di COVID-19. Anche la possibilità di sviluppare sintomi lievi sembra essersi ridotta anche del 60%, portando quindi a un decorso asintomatico dell’infezione.
In più la carica virale nei soggetti risultati positivi era del 40% più bassa rispetto agli individui non vaccinati, elemento che apre così all’ipotesi (ancora oggetto di studio) secondo la quale i vaccinati sarebbero meno contagiosi.
Un soggetto vaccinato impiega meno tempo a negativizzarsi
Questi due studi hanno inoltre messo in luce un ulteriore dato interessante relativo alla durata del periodo di negativizzazione nei soggetti vaccinati con almeno una dose.
Solitamente il tempo stimato per negativizzarsi nei soggetti non vaccinati varia da due a quattro settimane, mentre nei soggetti vaccinati sembra ridursi a un range che va dai 7 ai 10 giorni.
Ovviamente questi studi hanno tenuto in considerazione anche le differenti varianti del SARS-CoV-2, sebbene siano al momento in fase di svolgimento ulteriori studi incentrati in particolare sulla variante Delta.
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