Premio Pritzker all’architetto Chipperfield: la sua firma sul Kunsthaus di Zurigo

Sara Bracchetti

8 Marzo 2023 - 13:09

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Il prestigioso riconoscimento gli è stato assegnato grazie a una personalità artistica «sottile ma potente. Sommesso ma elegante, è un architetto prolifico, radicale nella sua moderazione».

Premio Pritzker all'architetto Chipperfield: la sua firma sul Kunsthaus di Zurigo

In Svizzera, la sua fama circola anzitutto in quel di Zurigo, dove ha firmato l’estensione del museo Kunsthaus (nella foto). Ma quello di David Chipperfield non è nome che abbia bisogno di presentazioni, negli ambienti in cui si mastica urbanistica e architettura. Non sorprende dunque l’ultimo riconoscimento assegnato all’intellettuale britannico, vincitore del Pritzker Architecture Prize 2023: il più alto riconoscimento internazionale per l’architettura.

Da Londra a Shangai, una storia di successo

Nato a Londra settant’anni fa esatti, Sir Chipperfield è figura eminente a livello internazionale, per quanto riguarda l’architettura contemporanea. Dove si è presto distinto, varcando confini che gli andavano stretti: dopo aver mosso i primi passi negli studi di Richard Rogers e Norman Foster, ha infatti inaugurato il suo studio a Londra, il David Chipperfield Architects creato nel 1985, che si è poi allargato a Berlino, Milano e Shanghai. E si è guadagnato così stima diffusa.

La reazione «sopraffatta» di Chipperfield

«Sottile ma potente, sommesso ma elegante, è un architetto prolifico, radicale nella sua moderazione»: questa, per esempio, quella messa nero su bianco dai giudici del Pritzker, nelle motivazioni che accompagnano la scelta. «Sono davvero sopraffatto dalla notizia di questo straordinario riconoscimento e di essere associato ai precedenti vincitori che sono stati così tanto di ispirazione nella professione», ha subito reagito Chipperfield, dichiarando di ritenere il premio «un incoraggiamento per continuare a rivolgere la mia attenzione non solo alla sostanza dell’architettura e al suo significato, ma anche al contributo che possiamo dare come architetti per affrontare le sfide esistenziali del cambiamento climatico e della disuguaglianza sociale. Sappiamo che, come architetti, possiamo avere un ruolo più importante e impegnato nella creazione non solo di un mondo più bello, ma anche più equo e più sostenibile. Dobbiamo raccogliere questa sfida e contribuire a ispirare la prossima generazione ad abbracciare questa responsabilità con visione e coraggio».

Quarant’anni e un centinaio di opere ovunque

Oltre quattro decenni di attività, un centinaio e passa di opere fra le più varie per tipologia e ubicazione nel mondo: edifici civili, culturali, accademici, residenziali e piani urbanistici che si ritrovano in Asia, Europa e Nord America. Così la giuria, presieduta quest’anno dal Pritzker Prize 2016 Alejandro Aravena, ha avuto poche esitazioni: «Questo impegno per un’architettura di presenza civica sobria, ma trasformativa, e la definizione, anche attraverso commissioni private, della sfera pubblica, è fatto sempre con austerità, tenendosi alla larga dalle tendenze e delle mode - ha osservato Aravena - Il che è un messaggio molto importante per la nostra società contemporanea. Tale capacità di distillare e compiere meditate operazioni progettuali è una dimensione della sostenibilità non scontata negli ultimi anni: la sostenibilità come pertinenza, non solo elimina il superfluo, ma è anche il primo passo per creare strutture in grado di durare, fisicamente e culturalmente».

Pritzker: «Uomo sicuro di sé e mai arrogante»

Per Tom Pritzker, presidente della Hyatt Foundation che sponsorizza il premio, Chipperfield «è sicuro di sé, ma senza arroganza. Evita costantemente le mode per affrontare e sostenere le connessioni tra tradizione e innovazione, al servizio della storia e dell’umanità. Mentre le sue opere sono elegantemente magistrali, misura i risultati dei suoi progetti in base al benessere sociale e ambientale per migliorare la qualità della vita di tutta la civiltà».

Le città come documenti storici

Con modestia, ma neanche troppa, Chipperfield raccoglie i complimenti: «Come architetto, sono in un certo senso il custode del significato, della memoria e del patrimonio. Le città sono documenti storici e l’architettura, dopo un certo momento, è un documento storico. Le città sono dinamiche, quindi non si limitano a stare lì: si evolvono». Fra gli ultimi suoi interventi, quello sulle Procuratie Vecchie a Venezia, lo scorso anno, aperto per la prima volta al pubblico.

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