Problemi nell’acquisto di droni da parte dell’esercito svizzero: la ministra Amherd svela dettagli inquietanti

Redazione

24 Gennaio 2025 - 08:49

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La consigliera federale Viola Amherd mette in discussione l’acquisto dei droni militari Hermes, evidenziando le limitazioni operative e la necessità di rivalutare le strategie di investimento nella difesa svizzera.

Problemi nell'acquisto di droni da parte dell'esercito svizzero: la ministra Amherd svela dettagli inquietanti

La questione degli acquisti militari in Svizzera sta sollevando preoccupazioni e dibattiti tra i funzionari governativi e l’opinione pubblica. Recentemente, la consigliera federale Viola Amherd ha fornito informazioni che evidenziano le difficoltà nella fornitura di alcuni sistemi, in particolare i droni da ricognizione israeliani Hermes, acquistati nel 2015 per un costo di 300 milioni di franchi. Questi droni, progettati per migliorare la capacità di sorveglianza del paese, presentano gravi limitazioni operative, come l’obbligo di essere scortati da un elicottero e problemi nelle condizioni climatiche avverse.

I problemi con i droni Hermes

Nel corso di un’intervista, Amherd ha parlato esplicitamente dei problemi che affliggono i droni Hermes. Questi dispositivi, pur rappresentando un investimento significativo per l’esercito svizzero, non sono in grado di operare in autonomia e richiedono la cooperazione di elicotteri per le missioni di ricognizione. Inoltre, le difficoltà legate alle basse temperature compromettono ulteriormente la loro efficienza. Le informazioni emerse da un’inchiesta condotta dalla Radio e Televisione Svizzera hanno messo in luce che questi fattori possono limitare significativamente l’utilizzo dei droni per le operazioni militari e di sorveglianza.

A seguito di questi problemi, la ministra ha sollevato interrogativi sul futuro dell’investimento, suggerendo che le ridotte capacità operative possano portare a una rivalutazione dell’intero progetto. Amherd ha aperto la porta a considerazioni più ampie riguardanti la qualità e l’affidabilità degli appaltatori nella fornitura di attrezzature militari.

Le decisioni imminenti: continuare o abbandonare?

Di fronte a tale situazione, Viola Amherd ha preso una posizione decisa tre anni fa, dichiarando: "Basta!". La consigliera federale ha incaricato un studio legale esperto in procedure di acquisto di esaminare se fosse più opportuno mantenere il progetto o abbandonarlo, accettando così una considerevole perdita economica. Questo step è stato fondamentale per esplorare le opzioni praticabili, data la complessità del contratto e le implicazioni finanziarie associate.

Il risultato dello studio legale ha rivelato che continuare con il progetto era l’alternativa più sensata, nonostante le problematiche in corso. Tale scelta mirava non solo a evitare una perdita economica ingente, ma anche a garantire che le forze armate continuassero a beneficiare delle tecnologie moderne per le missioni di sorveglianza e ricognizione.

La risposta dell’opinione pubblica e il futuro della difesa svizzera

La rivelazione delle difficoltà legate ai droni Hermes ha alimentato il dibattito sull’effettiva capacità della Svizzera di garantire la propria sicurezza e sulle scelte fatte in ambito difensivo. I cittadini e i gruppi politici si stanno interrogando sull’adeguatezza della spesa militare e sulla trasparenza delle operazioni d’acquisto. La situazione attuale potrebbe portare a una revisione delle politiche di investimento in tecnologia militare e potenzialmente a un cambiamento di approccio nelle future acquisizioni.

Le parole della ministra Amherd evidenziano una sfida importante per l’esercito svizzero e offrono uno spaccato della realtà gestionale e operativa di questo ambito. Gli sviluppi futuri riguarderanno non solo la formulazione di soluzioni per superare le attuali limitazioni, ma anche la creazione di strategie che garantiscano un’efficace sicurezza nazionale in un contesto geopolitico in continua evoluzione.

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