Il 28 novembre 2021 la Svizzera ricorre al voto popolare per stabilire quale sarà il destino del pass oggi indispensabile per accedere a ristoranti, musei, palestre ed eventi.
Il quesito è diretto e riguarda la possibilità o meno di conservare la disposizione normativa che legittima il Certificato Covid. Il 28 novembre 2021 i cittadini svizzeri saranno chiamati al voto popolare per decidere cosa fare del pass che regolamenta l’accesso a ristoranti, musei, palestre ed eventi.
E’ la prima volta nel mondo che una nazione si affida ad un referendum per approvare questo provvedimento. E dire che la popolazione svizzera si era già espressa a riguardo soltanto pochi mesi fa. Ma procediamo con ordine.
Certificato Covid cos’è e come lo si ottiene
In Svizzera il Certificato Covid viene rilasciato direttamente dal Cantone nel quale è domiciliato ciascun cittadino. Per ottenerlo, basta farne richiesta sul sito dell’Organo nazionale di notifica per certificati COVID. Viene concesso alle persone vaccinate e ha validità di 365 giorni, alle persone guarite (validità di 180 giorni) e a coloro che sono in possesso di un test negativo. In questo caso la validità si riduce a 48 o 72 ore.
Quando serve
In Svizzera il Certificato Covid è richiesto per partecipare a grandi eventi (con oltre mille persone) e nelle manifestazioni in luoghi chiusi come concerti, teatri, cinema, eventi sportivi e fiere. E’ necessario in discoteca e nei luoghi pubblici al chiuso (bar e ristoranti, biblioteche, palestre, piscine). Non è obbligatorio, ma può essere richiesto a discrezione dei singoli gestori, nelle aree esterne di bar e ristoranti, in manifestazioni all’aperto che coinvolgono fino a mille persone se sono sedute e fino a 500 se sono in piedi, nelle fiere che si svolgono all’aperto e alle attività sportive con la presenza massima di 30 persone. Infine, è facoltativa la richiesta del certificato nelle scuole, università e nei posti di lavoro.
Perché un altro referendum?
Anche qui è necessaria una premessa. La Legge Covid-19 fu adottata dal Governo svizzero nel settembre 2020 per rispondere all’emergenza che stava colpendo il Paese. Nel corso dei mesi successivi, la normativa è stata ritoccata varie volte, l’ultima il 19 marzo 2021 quando è stata definita la base legale del Certificato COVID. Il 13 giugno 2021 si è svolto quindi il referendum relativo alla versione del 25 settembre 2020, approvata dalla popolazione con il sostegno del 60% dei voti validi espressi. “Certificato Covid salvo e capitolo chiuso” verrebbe da dire. Nemmeno un po’.
Chi è contro il Certificato
In questi mesi in Svizzera ha preso sempre più consistenza la spaccatura tra favorevoli e contrari al Certificato Covid. Nel mirino delle organizzazioni che hanno promosso il referendum del 28 novembre è finita la variazione del 19 marzo 2021, giudicata inutile e pericolosa per le libertà individuali. Da qui il ritorno al voto popolare che riguarderà anche altri due importanti argomenti.
Giustizia e Sanità
La prima questione riguarda le cure infermieristiche. La Confederazione lamenta una carenza di infermieri. Per questo i promotori del referendum chiedono che lo Stato e i Cantoni promuovano maggiormente la formazione della figura professionale infermieristica attraverso varie iniziative tra cui anche l’adeguamento della remunerazione. La seconda concerne la Giustizia, o meglio, la nomina dei giudici oggi incaricati ogni sei anni dal Parlamento svizzero. I promotori del referendum sostengono che questo sistema costituisce una minaccia all’indipendenza dei giudici e propongono in alternativa un modello basato sulla nomina per sorteggio, a cui possono essere ammessi solo coloro che hanno i requisiti verificati da una specifica commissione.
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