Secondo gli analisti di Credit Suisse la ripresa economica nel nostro paese potrebbe subire un rallentamento nel 2022, ma a cosa sarebbe dovuta questa previsione?
Il graduale ritorno alla normalità sta facendo ripartire l’economia svizzera, sorretta soprattutto da una ripresa degli acquisti. Questo è quanto l’istituto bancario Credit Suisse ha sottolineato nel suo nuovo rapporto sullo stato dell’economia svizzera, ma tuttavia sono emerse anche preoccupazioni riguardo lo scenario che si presenterà nel 2022.
Stando al parere degli esperti, il nuovo anno potrebbe infatti aprirsi con un indebolimento della crescita economica, che potrebbe non superare il livello del 2%.
Analizziamo più da vicino le previsioni di Credit Suisse e le possibili cause di un eventuale freno della ripresa in Svizzera.
Credit Suisse: il livello di crescita del 2021 potrebbe indebolirsi del 40% nel 2022
In una serie di precedenti report sulla crescita economica attesa per il 2021, gli analisti di Credit Suisse avevano già sottolineato che quest’anno la nostra economia potrebbe crescere anche del 3,5%, scenario che era già stato prospettato a marzo anche da altri istituti. A traghettare la Svizzera verso questo obiettivo sarebbe soprattutto il settore industriale, che è tornato a essere il motore trainante della Svizzera.
Come molti ricorderanno, nel 2020 la pandemia ha causato una brusca frenata della crescita annua della nostra economia, che ha segnato una regressione pari al 2,6% rispetto al 2019. Tenendo in considerazione le prospettive di crescita del 3,5%, si ottiene un saldo positivo che sfiora l’1% su base biennale.
Nel 2022 tuttavia la crescita attesa potrebbe essere inferiore di circa il 40% rispetto a quella del 2021, attestandosi quindi attorno al valore del 2%. Secondo Credit Suisse un primo segnale di questo imminente rallentamento sarebbe da ricercare nei dati relativi al calo delle assunzioni, a testimoniare che una buona parte delle imprese svizzere non nutre grande fiducia in una stabile ripresa.
La ripresa nel 2022 sarà messa alla prova anche dal crollo del settore turistico
Il rapporto di Credit Suisse getta ancora luce sulle difficile ripresa del settore turistico e alberghiero, il cui calo di fatturato registrato nel 2021 ha nel complesso superato di molto il 40% su base annua, con picchi anche prossimi al 70% in alcuni comparti specifici.
Gli aiuti statali hanno enormemente contributo a far rimanere stabile il numero di aziende operanti in questi due settori, che nel 2021 sono persino aumentate rispetto all’anno precedente.
Gli analisti sembrano però concordare sul fatto che il settore turistico tornerò ai livelli pre-crisi non prima del 2022, sebbene potrebbe comunque non avere un impatto notevole su un’ipotetica frenata della ripresa. Non resta che attendere i successivi mesi per poter confermare o smentire queste analisi.
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