L’Ufficio federale della sanità pubblica conferma che negli ultimi due mesi circa il 90% dei ricoveri in terapia intensiva riguardava pazienti che non si erano sottoposti alla vaccinazione.
Come si sa il vaccino anti-COVID non protegge al 100% contro l’infezione da coronavirus, anche se è innegabile che un individuo vaccinato abbia molte meno possibilità di andare incontro a gravi complicazioni legate alla malattia.
Nel suo rapporto relativo alle ospedalizzazioni tra i mesi di luglio e agosto l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha confermato che i ricoveri in terapia intensiva hanno riguardato maggiormente i soggetti non vaccinati.
Cosa è emerso da questo rapporto? Analizziamo la situazione con riferimento alle percentuali riportate dall’UFSP.
UFSP: quasi 9 ricoverati su 10 non erano vaccinati
I dati pubblicati dall’UFSP sul quotidiano "20 Minuten" non lasciano molto spazio a interpretazioni e confermano quanto più volte affermato da eminenti esponenti della comunità scientifica: il vaccino protegge ancora contro l’ospedalizzazione e il ricovero in terapia intensiva.
La rilevazione ha preso in esame 21 strutture ospedaliere svizzere in un periodo di tempo compreso tra il 19 luglio e il 15 agosto. In tale arco temporale i ricoveri nei reparti di terapia intensiva erano in totale 44. Di questi ben 39 non avevano ricevuto nemmeno una dose del vaccino anti-COVID, mentre i restanti 5 erano vaccinati con doppia dose. Ne segue che la percentuale di soggetti che necessitavano di cure intensive e che per ragioni varie non avevano ricevuto il vaccino era pari a quasi il 90%. Di contro, solo poco più del 10% aveva completato il ciclo di immunizzazione mediante il vaccino.
I giovani sempre più interessati dall’ospedalizzazione
L’indagine dell’Ufficio federale della sanità pubblica ha messo in luce un altro importante aspetto che spesso si tende a sottovalutare: sempre più giovani che contraggono il SARS-CoV-2 rischiano di finire in terapia intensiva se sprovvisti di vaccino.
Infatti in Svizzera tra il 19 luglio e il 15 agosto la distribuzione dei ricoveri in terapia intensiva per fasce d’età era la seguente:
- Età 0-19 anni: 2%;
- Età 20-39 anni: 22%;
- Età 40-59 anni: 34%;
- Età 60-79 anni: 34%;
- Età superiore agli 80 anni: 9%;
Stando a questi dati, il 58% dei ricoverati aveva meno di 60 anni. Come ha spiega il Presidente dell’associazione degli specialisti medici invasivi e acuti Dr. Michele Genoni, la maggior parte dei pazienti giovani che hanno richiesto cure intensive per alleviare la sintomatologia della COVID-19 non avevano malattie croniche e non rientravano in altre tipologie di "pazienti fragili" (immunodepressi, trapiantati, etc.). Genoni ha evidenziato che i numeri nelle terapie intensive svizzere sono al momento stabili, ma a livello ancora troppo elevati. La vaccinazione rimane pertanto l’arma principale per evitare il ricovero in terapia intensiva.
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