Test COVID a pagamento dal 1 ottobre: cosa cambia

Gabriele Stentella

16/09/2021

16/09/2021 - 18:22

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Il Consiglio federale ha indicato tamponi COVID a pagamento dal 1 ottobre. Cosa cambia e chi dovrà effettivamente pagarli e chi potrà averli ancora gratuitamente?

In base alle nuove scelte adottate in tema di certificazione COVID, a partire dal 1 ottobre chiunque voglia sottoporsi a un tampone dovrà sostenere di propria tasca la spesa. Questo punto è apparso da subito come uno dei più critici della misura, tanto da ricevere la bocciatura da parte di partiti le cui idee sulla certificazione COVID obbligatoria sono molto distanti.

Tamponi a pagamento dal 1 ottobre: chi dovrà pagarli e chi no

Al fine di favorire il ricorso alla vaccinazione, in Svizzera gratuita per i residenti, per i frontalieri e per gli svizzeri residenti all’estero, il Consiglio federale ha valutato che non sia più congrua l’assunzione dei costi da parte del paese per i test rapidi in farmacia o per i test di autovalutazione distribuiti gratuitamente. Già dal mese di agosto, è stata quindi diffusa la notizia che dal 1° ottobre dovrebbero essere pagati di tasca propria i test anti-Covid per ottenere la certificazione che permetterebbe di accedere a bar, ristoranti, palestre, svolgere le attività attualmente riservate ai possessori di green pass o recarsi in Italia.

Resterebbero gratuiti e a carico della Confederazione solo i test:

  • per chi non può vaccinarsi per motivi medici;
  • per i minori di 16 anni;
  • nelle scuole;
  • nelle aziende;
  • per i visitatori ospedali e case di riposo;
  • per chi presenta sintomi (che potrà avere test gratuito, ma non la certificazione).

Quasi tutte le forze politiche presenti nel parlamento svizzero chiedono a gran voce al Consiglio federale di estendere la gratuità dei tamponi COVID oltre il 1 ottobre.

Andiamo a vedere quali sono i partiti politici contrari ai tamponi a pagamento e quali invece manifestano scetticismo riguardo alla reintroduzione dei tamponi COVID gratuiti.

Tamponi gratis: PS, UDC, Verdi e Centro chiedono la reintroduzione

Al momento dei 7 partiti politici rappresentati nel Consiglio nazionale, ben 5 hanno apertamente chiesto al Consiglio federale di rivedere le proprie decisioni in materia di tamponi COVID a pagamento.

Per il momento PS, UDC, Verdi e Centro (incluso anche il Partito Evangelico Svizzero) si oppongono ai tamponi a pagamento per motivazioni diverse. L’UDC per esempio sta facendo perno sulle problematiche che potrebbero manifestarsi per quei soggetti con limitate possibilità economiche, ai quali verrebbe di fatto negato il tampone. Anche il PS e i Verdi hanno sottolineato i disagi che potrebbero emergere per la fascia della popolazione svizzera a basso reddito. Ricordiamo che mentre l’UDC è da sempre scettico riguardo l’obbligo di certificazione COVID, i socialisti e gli ecologisti non hanno mai mostrato titubanze nell’accettare l’obbligo di certificato COVID per determinate attività.

Gli esponenti del Centro - altra formazione politica favorevole all’obbligatorietà della certificazione COVID - hanno invece affermato che la reintroduzione dei tamponi COVID gratuiti potrebbe favorire l’accettazione delle nuove misure tra una parte della popolazione ancora scettica.

Tamponi gratis: è possibile la reintroduzione?

Fino ad ora gli unici partiti politici che non hanno preso posizione contro i tamponi a pagamento sono i Verdi Liberali e il PLR. Mentre il primo non si è ancora espresso, il secondo ha ribadito l’appoggio alla misura che elimina i tamponi gratis a partire dal 1 ottobre. I Liberali Radicali sono dell’avviso che per quanto draconiana, questa scelta possa incentivare ancor di più la vaccinazione contro la COVID-19, visto che in Svizzera il numero dei vaccinati è purtroppo ancora basso se paragonato alla media UE.

Nelle ultime ore però si sono diffusi alcuni rumors (non confermati) riguardanti un possibile dietrofront da parte dello stesso PLR qualora il Consiglio federale decidesse di accogliere le richieste delle altre formazioni politiche.

Sicuramente nei prossimi giorni il Consiglio federale potrebbe dare un proprio parere positivo o negativo in merito alle richieste pervenute dal Consiglio nazionale.

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