Uranio ai massimi dal 2015, cosa si nasconde dietro?

Gabriele Stentella

09/09/2021

09/09/2021 - 10:08

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Le quotazioni dell’uranio hanno toccato i massimi da sei anni a questa parte. Un fondo canadese sta investendo sempre più sul metallo, perché?

Il valore dell’uranio ha ormai raggiunto i suoi massimi dal 2015 a questa parte.

Il metallo indispensabile per la produzione di energia nucleare aveva visto crollare le sue quotazioni a partire dal 2011, anno in cui si verificò il terribile disastro nucleare presso la centrale di Fukushima .

Pare che dietro il rally del metallo si nascondano gli ingenti investimenti di un importante fondo canadese attivo nelle negoziazioni di metalli. Cosa sta spingendo verso questa strada? E quali scenari si aprono per la fine del 2021?

Rally uranio: fondo Sprott investe 1 Miliardo di Dollari

Attualmente il valore dell’uranio si mantiene sopra i 40,25$, con una crescita settimanale superiore all’8,19%. Su base mensile invece la crescita ha superato il 27%, mentre rispetto al minimo toccato lo scorso 18 agosto la variazione ha superato il +32%.

Come premesso le quotazioni dell’uranio sono tornate ai livelli del 2015 grazie agli investimenti del fondo canadese Sprott Physical Uranium Trust, che secondo quanto riferito sui media ufficiali avrebbe accantonato almeno 1 Miliardo di Dollari per l’acquisizione di uranio. Solo lo scorso 3 settembre è stato finalizzato un acquisto per 1,4 milioni di libbre del metallo.

Da inizio 2021 il fondo è entrato in possesso di circa 24 milioni di libbre di uranio (quasi 11 milioni di kilogrammi). Nel corso del 2020 gli acquisti di uranio riconducibili al fondo Sprott Physical Uranium Trust sono stati pari a quasi 70 milioni di libbre. Se si sommano questi importi emerge che il fondo possiede oltre 90 milioni di libbre del metallo.

Proprio queste grandi operazioni stanno alimentando una corsa delle quotazioni del metallo, le quali secondo gli analisti potrebbero raggiungere nuovi massimi nei prossimi mesi.

Nuovi massimi attesi anche nel 2022?

Stando agli analisti la domanda complessiva di uranio nel corso del biennio 2022-2023 potrebbe non essere sufficiente a compensarne l’offerta.

Stando a quanto riportato da fonti della società kazaka NAC Kazatomprom JSC, che rappresenta il primo estrattore mondiale di uranio in termini di volumi giornalieri, l’offerta del metallo rimarrà ai livelli più bassi fino al 2023.

La ripresa economica post-COVID sta però spingendo molti paesi ad alzare la domanda di uranio per fini energetici. Questo elemento potrebbe secondo molti alimentare ulteriormente il rally dell’uranio assieme a quello di altre materie prime energetiche come il carbone o il gas naturale.

Alla luce di ciò una previsione che indica nei 50$ il prossimo massimo raggiungibile per le quotazioni dell’uranio è giudicato da molti analisti verosimile nel corso de primo trimestre del 2022.

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