Circa 38mila i lavoratori frontalieri che aspettano l’erogazione degli importi, bloccati a marzo in attesa di chiarimenti dall’Inps: che stavano per arrivare poco prima della caduta di Draghi, per chi ci crede.
A fare della noia una "notizia", nuova pur nella vecchiaia ormai dei suoi contenuti, è il sindacato Ocst, da sempre in prima linea nella battaglia per fare avere in tempi civili gli assegni familiari ai lavoratori frontalieri con diritto acquisito, bloccati il primo marzo scorso dopo l’introduzione dell’assegno unico oltreconfine. L’Italia senza più governo è un problema grosso, dicono i responsabili dell’ufficio frontalieri coordinato da Andrea Puglia, che rischia di posticipare l’erogazione degli importi dovuti addirittura all’anno prossimo. Se va bene.
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Pensare che, giusto alla vigilia delle dimissioni di Draghi, sembrava di essere quasi arrivati a soluzione. Assieme ad altre sigle sindacali elvetiche e italiane, era stato inviato «un interpello tecnico al presidente dell’Inps, sollecitando una modifica della norma italiana e il ripristino della trasmissione di questi dati con la Svizzera», spiegano dall’Ocst. E l’Inps pare avesse avviato «discussioni urgenti con il ministero del Lavoro». Come dire, c’eravamo quasi, per chi ha voglia di crederci dopo tante rassicurazioni cadute nel nulla del prosieguo.
Chi deve fare cosa: se ne riparla in autunno
Poi il pasticcio, l’Italia prossima al voto e un quadro che ha «reso ancora più complicato un dossier già di per sé critico, motivo per cui si temono tempi ancora lunghi per la risoluzione del problema». Insomma, tutto da rifare o quasi, visto che l’Inps, bloccata da un cavillo burocratico nell’interpretazione di una legge quantomeno scritta male, dovrà trovare un interlocutore nuovo cui rivolgere i suoi dubbi, non prima dell’autunno, e ricevere quei chiarimenti da girare alla Svizzera, dove circa 38mila persone attendono delle oltre 75mila che ogni giorno varcano il confine.
Anche la nuova tassazione rischia di slittare
Ma i guai non finiscono qui. C’è in sospeso l’accordo sulla tassazione, e anche in questo caso se ne parlerà fra qualche mese, forse addirittura l’anno prossimo. «La caduta del Governo mette anche in discussione l’entrata in vigore nel prossimo anno del nuovo accordo sulla tassazione dei frontalieri - conclude Ocst - Lo Stato italiano si era infatti dato l’obiettivo dichiarato di terminare i lavori di ratifica parlamentare entro dicembre, così da permettere al nuovo accordo di entrare in vigore con il 1° gennaio 2023. Pur rimanendo ancora questa una data probabile, le nuove elezioni previste per settembre rischiano di far slittare il tutto all’anno successivo». Conseguenza? L’entrata in vigore verrebbe posticipata di dodici mesi addirittura, al 1° gennaio 2024.
L’accordo non si tocca: ma quando si comincia?
Uno scenario incerto per i nuovi lavoratori frontalieri, sottoposti a diverso trattamento rispetto a chi ha già sottoscritto un contratto come dipendente. «I contenuti pattuiti nell’accordo, compresa la clausola di salvaguardia per i “vecchi frontalieri”, non sono in discussione, in quanto già “blindati” dall’intesa firmata con la Svizzera il 20 dicembre 2020». I vecchi possono tirare un sospiro di sollievo, dunque; e così continuare a occuparsi di altre questioni che li affliggono, non meno lievi.
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