Per il presidente della Bns, banche svizzere ed estere locali, si adegueranno alla presenza della nuova Ubs.
«Con l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, la struttura del settore bancario svizzero cambia radicalmente», ha detto questa mattina il presidente della Banca nazionale svizzera (Bns) Thomas Jordan, nel corso della 115esima Assemblea generale ordinaria delle azioniste e degli azionisti della Bns.
Nelle sue parole ha parlato dell’importanza di assicurare una sana concorrenza nel settore bancario, poiché «interesse primario» dell’istituto centrale. Ciò significa che «i tassi d’interesse sui depositi e sui prestiti bancari devono rispondere in modo veloce e adeguato alle variazioni del nostro tasso guida. La probabilità che questo avvenga è tanto maggiore, quanto più forte è la concorrenza tra le banche», ha affermato.
Nuova Ubs, cambia il settore bancario
Con l’acquisizione di CS da parte di Ubs, l’assetto del settore bancario è cambiato radicalmente. Dunque è importante per la Bns che famiglie e imprese svizzere continuino a beneficiare dei diversi servizi bancari in linea con il mercato. Per questo è necessario preservare «competizione e diversità». E si mostra ottimista su banche nazionali ed estere locali: per Jordan si adegueranno alla presenza della nuova Ubs. «Siamo inoltre convinti che UBS svolgerà responsabilmente il suo compito di fornire servizi bancari all’economia e alle economie domestiche in Svizzera», ha dichiarato il presidente della Bns.
Jordan ha poi messo in guardia contro la fretta di porre regole più severe alle banche. Alla luce degli eventi recenti, «è necessaria un’analisi approfondita».
Per il presidente della Bns è inoltre chiaro che «in futuro le banche dovranno essere obbligate, per via regolamentare, a detenere una quantità sufficiente di attivi da poter costituire in pegno o trasferire e quindi fornire come garanzia, in ogni tempo e senza limitazioni, a copertura delle linee di liquidità esistenti. Questo ci consentirebbe di erogare la liquidità necessaria in assenza di un diritto di necessità, anche in situazioni estreme, tramite lo schema di rifinanziamento straordinario o l’ELA».
Evitate conseguenze drammatiche
Ha poi ribadito agli azionisti della Bns, che non vi erano alternative alle misure adottate per il salvataggio della grande banca. «Nel caso di un collasso di Credit Suisse, molte economie domestiche e imprese in Svizzera non avrebbero più avuto accesso ai propri averi, e non sarebbe più stato possibile eseguire pagamenti tramite la banca. Inoltre, soprattutto le piccole e medie imprese non avrebbero più potuto usufruire dei crediti in corso, né sarebbero stati rinnovati quelli in scadenza. Il danno economico sarebbe stato enorme», ha commentato.
«Il crollo di Credit Suisse avrebbe innescato un effetto domino nel sistema finanziario globale. Le ripercussioni sull’economia reale in Svizzera e all’estero sarebbero state drammatiche».
Riunione di giugno Bns: aumenterà i tassi di interesse?
Ha poi considerato gli aumenti dei costi delle materie prime e di altri beni, situazione che non lascia - ancora una volta - altra scelta. Data la situazione, verosimilmente a giugno la politica monetaria sarà ulteriormente inasprita.
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