L’esperto di Credit Suisse analizza le dinamiche che stanno caratterizzando il mondo dell’auto elettrica e ne delinea i possibili scenari futuri.
Negli ultimi tempi, con l’aggravarsi della crisi energetica e le problematiche aperte sul fronte ambientale, l’attenzione del mercato automobilistico si è spostata gradualmente verso i modelli ibridi ed elettrici.
Basti pensare che soltanto in Svizzera a gennaio, a livello nazionale sono stati immatricolati 20.875 nuovi veicoli stradali a motore, il 2% in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con una differenziazione di questo tipo: benzina –11%; diesel –28%; ibrido normale +20%; ibrido plug-in +44%; elettrico +107%.
I primi mezzi elettrici
L’elettrico applicato all’automotive ha origini meno recenti di quanto si possa pensare. I primi prototipi iniziarono a circolare già all’inizio del ventesimo secolo, anche se l’automobile verde ha cominciato ad affermarsi solo circa dieci anni fa grazie a Tesla. Le fondamenta dei veicoli elettrici furono gettate in un’epoca in cui la lotta al cambiamento climatico era ancora molto lontana. Già agli inizi del ventesimo secolo, le auto elettriche divennero un’interessante alternativa alle carrozze trainate da cavalli o ad altri veicoli a motore. Erano più economiche, più silenziose e non producevano l’odore dei veicoli a benzina. Nonostante la crescente popolarità, la produzione di auto elettriche raggiunse il suo picco all’inizio degli anni Venti. Quando Henry Ford iniziò a produrre in massa motori a combustione interna, il prezzo dei veicoli a benzina si ridusse notevolmente rispetto a quello dei veicoli elettrici. Nella seconda metà del ventesimo secolo si intrapresero nuovamente numerosi tentativi di sviluppare auto elettriche, che tuttavia non superarono quasi mai la fase di prototipazione. Le case automobilistiche non credevano che vi sarebbe stata una sufficiente domanda dei consumatori. Le cose iniziarono a cambiare con la costituzione di Tesla agli inizi degli anni Duemila. Nel frattempo, l’azienda da debuttante è diventata un affermato player nel mercato automobilistico e ha raggiunto una considerevole capitalizzazione di borsa. Inoltre, molti costruttori automobilistici hanno seguito l’esempio di Tesla e di recente si sono affrettati ad ampliare la propria gamma di veicoli elettrici.
Scenari futuri
Holger Frey, gestore di fondi per Credit Suisse, ha svolto un’attenta valutazione del settore e ha concluso che per raggiungere una posizione dominante nel mercato automobilistico, i veicoli elettrici dovranno essere più economici e ridurre ulteriormente la propria impronta ecologica. Una tecnologia innovativa e un riciclaggio efficiente delle batterie potrebbero essere i tasselli mancanti per la riduzione dei costi di produzione e una gestione più consapevole delle materie prime.
Crisi climatica
Il cambiamento climatico spinge il mondo politico ed economico a sostenere lo sviluppo dei veicoli elettrici in tutto il mondo. Per raggiungere un bilancio netto di emissioni pari a zero, è infatti essenziale decarbonizzare il settore dei trasporti – e i veicoli elettrici costituiscono un tassello decisivo del puzzle. Le auto elettriche non sono tuttavia ancora diffuse ampiamente tra la popolazione, ad eccezione di Paesi pionieristici come la Norvegia, dove la loro quota di mercato si aggira intorno al 75%. La loro quota nelle immatricolazioni di auto nuove è salita rapidamente nell’ultimo anno. In Svizzera a fine 2021 la percentuale di auto elettriche era già di appena il 21%. Un andamento analogo lo si rileva anche in Europa.
Secondo Holger Frey, il basso grado di diffusione potrebbe presto cambiare con un migliore processo di riciclaggio delle batterie e una produzione più economica e rispettosa dell’ambiente.
Veicoli elettrici: davvero inquinano di meno?
Come ha approfondito Frey, i vantaggi dei veicoli elettrici sul piano ambientale vengono spesso messi in discussione, paragonandoli a quelli dei motori a combustione interna.
Se si considera solo la produzione diretta dato l’impatto ambientale della produzione di batterie, i veicoli elettrici generano effettivamente più emissioni. Ma se si valuta l’intero ciclo di vita delle auto, il quadro cambia radicalmente. Nel 2021 in Europa le emissioni stimate di gas a effetto serra prodotte da un’auto elettrica nuova di classe media nel corso dell’intero ciclo di vita sono state inferiori del 66% a quelle di un’auto a benzina. Stando alle previsioni, nel 2030 saranno addirittura inferiori del 74% grazie al maggiore impiego di energie rinnovabili nel mix energetico. Innovazioni future nelle tecnologie delle batterie potrebbero contribuire ulteriormente a migliorare sensibilmente l’impronta ecologica dei veicoli elettrici.
Batterie rispettose dell’ambiente
Oggi i veicoli elettrici si basano principalmente su diverse versioni delle tradizionali celle agli ioni di litio comunemente utilizzate da decenni. La nuova generazione di auto elettriche sarà invece dotata di una nuova tipologia di batterie che, tra le altre cose, saranno più rispettose dell’ambiente. Le nuove batterie vengono sviluppate con l’obiettivo di ridurre la quantità necessaria di materie prime, abbassando così anche il prezzo. Sono inoltre in corso diversi progetti di grandi case automobilistiche e start-up specializzate in tecnologie delle batterie, che stanno mettendo a punto alternative alla chimica agli ioni di litio. Ne sono un esempio le batterie allo stato solido con elettroliti solidi basati su solfuri, che offrono una densità energetica nettamente maggiore e colmano ulteriori carenze delle celle agli ioni di litio.
Il riciclaggio delle batterie
La crescente diffusione dei veicoli elettrici e il progressivo invecchiamento delle batterie installate rendono più urgente la creazione di un’industria del riciclaggio funzionante. Quando le batterie raggiungono la loro durata di utilizzo nelle auto («first life»), possono essere ancora impiegate per l’immagazzinamento di energia in progetti legati alle energie rinnovabili («second life»). Ma queste capacità di riciclo devono essere ampliate per poter assorbire i grandi volumi di batterie che verranno rimosse dalla circolazione nei prossimi anni. Contrariamente a quanto avviene per i combustibili fossili, le materie prime utilizzate per la costruzione di batterie per veicoli elettrici possono essere infatti recuperate per produrre nuove generazioni di batterie e sostenere così l’economia circolare. Anche l’Unione europea chiede di aumentare la quota di recupero dei materiali di base e ottenere in misura crescente materie prime dalle batterie usate anziché attingere a nuove materie prime.
Ricerca continua
Diverse start-up stanno avviando impianti pilota per il riciclo di batterie su larga scala. Per i materiali di una batteria al termine del suo ciclo di vita l’obiettivo è raggiungere una quota di riutilizzo del 95% – quasi il doppio rispetto ai processi termici tradizionali. Queste imprese del settore «urban mining» registrano una crescente domanda da parte delle grandi case automobilistiche, che devono adeguarsi a normative sempre più stringenti. Il successo di queste attività di riciclaggio sarà determinante per il futuro dei veicoli elettrici. L’industria automobilistica - conclude Holger Frey nel suo studio - vive attualmente il più profondo mutamento dall’inizio del ventesimo secolo, quando si diffuse il motore a combustione interna. Le innovazioni stanno trasformando diversi anelli della catena di approvvigionamento per il settore auto e offrono anche agli investitori opportunità del tutto nuove.
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