Niente incentivo per le vetture prodotte all’estero: la legge dello scorso anno si estenderà anche alla produzione di batterie e all’estrazione dei materiali con cui realizzarle.
Basta componenti prodotti in Cina, da utilizzare per realizzare auto elttriche. Dominare il mercato significa fare da sé: lo hanno capito bene ormai gli Stati Uniti, che hanno deciso di adottare restrizioni mirate e, in particolare, di concedere incentivi alla produzione in casa.
L’ambiente passa in secondo piano
Sviluppare l’industria in America: questo l’obiettivo dichiarato, che già raccoglie diverso malcontento. C’è chi, infatti, sostiene che l’obiettivo debba essere il bene comune, dunque l’ambiente. E, secondo il punto di vista dei più scettici, mettersi l’uno contro l’altro avrebbe come unico risultato, o almeno preponderante, un ritardo nel passaggio dei consumatori dall’auto termica a quella elettrica.
Cina pericolosa per la sicurezza nazionale
Le aziende cinesi, non è infatti mistero, producono la maggioranza delle batterie ed estraggono i minerali in esse utilizzati. La politica statunitense sembra però orientata a procedere in questa direzione, giudicando un pericolo per l’economia nazionale, e dunque per la sicurezza del Paese, la dipendenza dall’Estremo Oriente.
leggi anche
L’infrastruttura di ricarica frena il trend dell’auto elettrica. Il settore è già in crisi?
In discussione le partnership Usa-Cina
Ecco dunque che le partnership già pianificate, come quella tra Ford e la cinese Catl, sono ora a rischio. I dibattiti sono frequenti e le critici feroci, ma indietro non si torna. Già lo scorso anno, il Congresso aveva approvato una legge sul clima che prevede incentivi fiscali e altri investimenti per 100 miliardi di dollari, finalizzati a rilanciare l’industria negli Stati Uniti. Nello specifico, era stata decisa la concessione di 7.500 dollari per un auto elettrica realizzata in America, vietando nel contempo alle vetture prodotte altrove di ricevere crediti d’imposta.
Stop ai crediti d’imposta
Ma adesso si va oltre: a partire dal 2024, sarà negata l’ammissibilità ai crediti d’imposta anche alle auto che dovessero contenere semplicemente dei componenti fabbricati da una «entità estera interessata» ed entro il 2025 le restrizioni si estenderanno alle auto che contengono materiali estratti, lavorati o riciclati.
Podestà: «Stop alle fabbriche altrove»
«Il presidente Biden è entrato in carica determinato a invertire la tendenza decennale di lasciare che posti di lavoro e fabbriche si trasferiscano all’estero, in Cina - ha dichiarato al proposito John Podesta, consigliere senior del presidente per l’innovazione e l’implementazione dell’energia pulita - Grazie all’agenda Investing in America e agli importanti orientamenti odierni del Tesoro e del dipartimento dell’Energia, stiamo contribuendo a garantire che il futuro dei veicoli elettrici sarà realizzato in America».
leggi anche
L’elettrico è un grande successo: stop agli incentivi e fine dell’esenzione dall’imposta
La posizione delle case automobilistiche
Attualmente, solo una ventina di modelli su oltre 100 chiedono il credito d’imposta, sostiene l’Alliance for Automotive Innovation in rappresentanza delle case automobilistiche. «La transizione ai veicoli elettrici richiede nientemeno che una completa trasformazione della base industriale statunitense. È un compito colossale che non avverrà da un giorno all’altro», ha commentato il presidente John Bozzella.
L’appoggio del senatore Manchin
Severo il senatore Joe Manchin, un democratico di uno stato carbonifero, secondo cui l’amministrazione «sta, ancora una volta, cercando di trovare soluzioni alternative e ritardi che lascino la porta spalancata affinché la Cina possa trarre vantaggio dalle spalle dei contribuenti americani».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iscriviti alla newsletter