Da inizio anno, trasporti più cari del 5%: l’associazione non chiede sussidi aziendali ma interventi strutturali e una riduzione del prezzo uguale per le imprese e i cittadini. Il presidente ticinese Adriano Sala: «Non è giusto che a pagare siano solo le famiglie».
Non resta che sperare di raccogliere al più presto i frutti di quel che s’è compiuto quel 17 marzo, quando ben quattro tra mozioni e iniziative furono presentate a Berna in un giorno solo: tutte rivolte, con declinazioni differenti, ad affrontare il tema e il problema urgente dei costi di benzina e gasolio. Non v’è dubbio sia tematica, in questo momento, che più sta a cuore della Svizzera, alle prese con i prezzi del carburante lievitati. Aziende, privati cittadini, insieme a invocar la stessa cosa: anche perché poi fare gli interessi delle imprese significa aiutare tutti. «Noi non chiediamo aiuti attivi, chiediamo interventi strutturali», spiega il presidente Astag Ticino (Associazione svizzera trasporti stradali) Adriano Sala, che mette in chiaro: «Qualsiasi cosa domandiamo vuole andare a favore dell’economia. Non vogliamo lasciare sole le famiglie ad affrontare il disagio che ci colpisce come imprenditori».
Già sospesa la doppia imposizione
Un primo risultato gli autotrasportatori l’avevano ottenuto qualche settimana fa, quando il Consiglio federale, a metà marzo, aveva accolto la proposta del consigliere lucernese Franz Grüter di sospendere la doppia imposizione: «Ciò significa una riduzione dell’Iva percepita sui carburanti, rinunciando a riscuotere quella parte normalmente applicata sulle tasse e le imposte che compongono il costo alla pompa». Ciò nonostante, se l’11 marzo scorso Sala poteva dire che l’incremento dell’incidenza dei costi del carburante sul prezzo finale del trasporto delle merci era ben del 2%, ora la situazione è addirittura peggiorata. «Se prendiamo l’inizio dell’anno come base zero, per colmare l’aumento dei costi di carburante oggi un trasportatore dovrebbe alzare le tariffe del 5%, che è una percentuale altissima».
Sopravvive bene solo chi ha fatto scorte
Non sempre per fortuna accade: sta alla decisione del singolo e ai margini che ha a disposizione. «Dipende dalle strategie aziendali che si possono mettere in campo. Le grosse aziende hanno più mezzi per tutelarsi. Chiediamoci per esempio perché alcune compagnie aeree non hanno finora aumentato i prezzi dei voli: perché si stanno avvalendo di grosse quantità di carburante comprato in anticipo. Ma non tutti possono permettersi di attendere in questo modo. Di certo i piccoli fanno più fatica dei grandi ad adeguarsi».
Monitoraggio costante, filo diretto con il governo
Ecco perché è necessario ora che sia la politica a compiere i prossimi passi. «La nostra associazione si è mossa sia a livello di consiglio federale, sia di parlamento, in linea con quanto sta facendo in Ticino la deputata Nadia Ghisolfi. Con l’appoggio dei liberali e dell’Udc, abbiamo chiesto che il Consiglio federale concepisca un programma di aiuti a breve termine e limiti le imposte sugli oli. Altre mozioni al parlamento hanno chiesto di ridurre le accise e sostenere la classe media e il commercio. Walter Wobmann si è occupato invece della classe media e delle economie domestiche, chiedendo di aumentare la deducibilità delle spese di trasferta dal domicilio al luogo di lavoro, attualmente pari a 3mila franchi. Abbiamo un filo diretto con il governo, monitoriamo costantemente la situazione attraverso un tool che consente a ogni impresa di quantificare l’impatto che i prezzi stanno avendo sulla gestione aziendale».
"No" ai sussidi alle aziende
Fra tante incertezze, di una cosa Sala è sicuro, oggi. «Non sarà semplice. Credo però in un intervento federale, più che cantonale, che vada cioè a toccare le imposte. Delegare il Cantone vorrebbe dire sussidiare le aziende e non è ciò che vogliamo. Bellinzona ha un altro compito, casomai: occuparsi dei casi specifici delle aziende e delle famiglie più in difficoltà». C’è chi dice che i costi non sarebbero sostenibili. «In un certo senso diciamo la stessa cosa. Per questo non chiediamo aiuti attivi, ma interventi strutturali per un periodo limitato».
Gli altri Paesi più coraggiosi della Svizzera
Mentre qui ancora si attende, altrove qualcosa però s’è compito ormai da settimane. «Dobbiamo accettare che a livello federale ci si muova secondo certi ritmi. Forse alcuni Paesi sono stati più coraggiosi di noi, la Svizzera ha avuto tempi di reazione diversi. Non sempre è così: se pensiamo invece agli aiuti per il Covid, siamo di quelli che si sono mossi per primi. Ma io dico che a volte raccogliere il consenso è più importante di improvvisare proposte. Una volta che lo si ottiene, poi tutto procede più spedito». Fiducioso? «Ottimista».
Argomenti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iscriviti alla newsletter