Anche Greenpeace USA procede con lo stop ai pagamenti per le donazioni in BTC, ancora una volta il problema è l’impatto ambientale della moneta digitale. Ma cosa si può fare per rendere il Bitcoin più sostenibile?
Si torna a parlare ancora una volta del Bitcoin e dell’elevato consumo di energia della moneta digitale. Dopo il ripensamento di Elon Musk ai pagamenti in Bitcoin per le auto Tesla, anche Greenpeace, organizzazione di punta della difesa ambientale, torna indietro sul Bitcoin.
In passato, precisamente nel 2014, Greenpeace Stati Uniti aveva realizzato una piattaforma per le donazioni in Bitcoin. Ora che si riaccende il dibattito sull’impatto ambientale della moneta digitale, però, Greenpeace fa un passo indietro - come dichiara prima al Financial Times e poi a Coindesk - e annuncia che smetterà di accettare donazioni in BTC e di supportare la criptovaluta.
Infatti dopo le richieste del Financial Times, Greenpeace ha spiegato che demolirà la struttura creata per accettare donazioni in BTC, perchè "questa politica non è più sostenibile", si legge sul giornale statunitense.
Sempre il Financial Times spiega come anche l’ONU stia cercando dei modi per evitare che il mondo della valuta digitale metta a repentaglio il lavoro svolto sul climate change . Per questo sostiene l’iniziativa "Crypto Climate Accord" guidata dal Rocky Mountain Institute.
Crypto Climate Accord: di che cosa si tratta?
Di cosa si tratta? I firmatari dell’accordo partecipano al mercato delle crypto e si impegnano a raggiungere emissioni nette zero del consumo di elettricità, entro il 2030.
Come è evidente l’accordo di ispira all’Accordo sul clima di Parigi ed è un’iniziativa guidata dal settore privato delle cryptovalute.
I principi fondamentali su cui si basa sono:
- Progressi futuri esistenti, l’elettricità si sta decarbonizzando e l’energia rinnovabile sta diventando competitiva, per questo una quota sempre maggiore della rete -e anche del settore delle crypto - sta diventando più pulita;
- Attenzione al divario, c’è ancora molto da fare e bisogna ammetterlo. La strada deve essere quella di ridurre il gap tra emissioni di criptovalute oggi e l’industria a emissioni zero di domani;
- Tecnologia decentralizzata, l’open source può accelerare il processo. La tecnologia blockchain alla base delle criptovalute può fare la differenza nella trasparenza e fiducia dei dati sulla decarbonizzazione da parte del sistema;
- Community driven, tutte le comunità di crittografia dovrebbero collaborare con urgenza per garantire al sistema criptovalute di non aggravare il riscaldamento globale, ma piuttosto contribuire alla transizione verso un’economia globale a bassa emissione di carbonio.
Qual è la soluzione secondo il Crypto Climate Accord?
La soluzione secondo il Crypto Climate Accord non è contrassegnare i singoli token come verdi, quanto piuttosto garantire che tutte le blockchain siano alimentate al 100% da fonti rinnovabili, questa è la soluzione a lungo termine.
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