La BNS si prepara a varare una manovra mai vista negli ultimi sette anni. Per contrastare l’inflazione, la Banca Nazionale prevede di sospendere i tassi d’interesse negativi.
La Banca Nazionale Svizzera (BNS) potrebbe porre fine alla serie di sette anni caratterizzati da tassi negativi. La decisione, che sarà confermata giovedì, è stata dettata dalle ripercussioni della forte inflazione e dalla stretta delle politiche monetarie mondiali.
Tornano i tassi positivi
L’economia svizzera è certamente considerata tra le più solide ed efficienti al mondo. Non è un caso se nella Confederazione, gli effetti dell’attuale crisi che sta colpendo l’Europa si siano sentiti meno rispetto ad altri Paesi. Tuttavia, anche la Svizzera sta facendo i conti con la perdita di potere d’acquisto dei salari.
A testimonianza di questo, pare che ormai certa la possibilità che la BNS torni a introdurre tassi d’interessi positivi.
Il precedente
L’ultima voltarisale al 2014, quando la Banca Nazionale Svizzera ha abbassato il margine di fluttuazione del Libor tra -0,75% e +0,25%. Dopo il tasso minimo di cambio franco-euro, il tasso di riferimento europeo di allora passava completamente in territorio negativo, tra -0,25% e -1,25%. La Banca Nazionale voleva evitare un apprezzamento eccessivo del franco, e da allora il tasso di rifermento è rimasto negativo fino ad oggi.
Scenario mondiale
Le conseguenze a lungo termine della pandemia, la guerra in Ucraina, le difficoltà delle catene di approvvigionamento e la crisi energetica hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi dei beni al consumo e dei servizi. La Svizzera ha finora resistito meglio della stragrande maggioranza dei Paesi a questo impatto, ma già a metà giugno la BNS aveva aumentato il suo principale tasso di riferimento a quota -0,25%.
L’inflazione in Svizzera
Secondo gli esperti, l’istituto diretto da Thomas Jordan non si trova in uno stato di emergenza come le sue corrispettive all’estero, e dispone quindi di un margine di manovra decisamente più ampio. La ragione principale è che la forza del franco svizzero protegge l’economia contro l’aumento esponenziale dei prezzi, grazie al potere d’acquisto che la valuta elvetica garantisce per gli acquisti all’estero.
Inflazione a confronto
La prova è fornita dai dati sull’inflazione in Svizzera paragonati a quelli di altre nazioni: nel nostro Paese, il rincaro si è assetato al 3,5% nel mese di agosto, mentre nell’eurozona ha raggiunto il 9,1% e in USA l’8,3%. La BNS ha previsto prezzi in crescita in media del 2,8% e del’1,9% per il 2023.
La decisione della BNS attesa per giovedì è soprattutto dettata dagli aumenti dei tassi d’interesse da record che sono stati attuati dalle principali banche centrali mondiali. Infatti la Banca Centrale Europea (BCE) ha da poco eseguito l’innalzamento dei tassi di 75 punti percentuali, per quello che ad oggi è il più vigoroso della sua storia. Lo stesso sta facendo da tempo la Federal Reserve, che secondo le previsioni dovrebbe attuare domani lo stesso aumento della BCE, per la terza volta consecutiva.
Le strategie della BNS
Durante la riunione di giovedì, l’istituto di emissione elvetico dovrebbe quindi effettuare a sua volta un aumento dello 0,75% sui tassi d’interesse, portando il valore da -0,25% fino a +0,50%, in modo tale che non superi il +0,75% entro la fine dell’anno. Alcuni esperti sostengono che in realtà la BNS punterà ad aumentare gradualmente i tassi fino ad arrivare al +1,2% entro la prossima primavera, ma attualmente i piani della Banca Nazionale a lungo termine devono ancora essere svelati.
Questo inasprimento della politica monetaria non sarà indolore. Il ritorno a tassi positivi e il conseguente rafforzamento del franco avrà comunque un impatto sulle economie dei cittadini e sulle imprese. Le manovre della BNS contribuiranno ad un rallentamento dell’economia, il che però si spera contribuirà all’annullamento dei rischi inflazionistici che stanno minacciando l’economia svizzera.
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