Rivede al ribasso la crescita del Pil e Jordan invita alla fiducia: "lasciate fare alla Bns".
All’indomani dell’inasprimento della politica monetaria della Federal Reserve americana, arriva la decisone della Banca nazionale svizzera (Bns), che questa mattina, in conferenza stampa, ha annunciato l’innalzamento del tasso guida allo 0,5%. Con un aumento di 0,75 punti percentuali, la mossa della Bns vuole contrastare la pressione inflazionistica ancora in crescita. «Non si può escludere che ulteriori aumenti dei tassi di interesse saranno necessari per garantire la stabilità dei prezzi» spiega il governatore dalla Bns, Thomas Jordan, e puntualizza «i nuovi tassi entreranno in vigore da domani, 23 settembre 2022».
Nel suo discorso alla stampa, Jordan, ha affermato che la Bns valuta costantemente l’ambiente economico per garantire il funzionamento della politica monetaria nel breve termine.
Proiettando poi lo sguardo verso i prossimi mesi, annuncia ombre sulla crescita economica, soprattutto al di fuori dei confini svizzeri: «Per il futuro, prevediamo che questa situazione difficile continuerà a prevalere, per cui la crescita economica globale rimarrà debole nei prossimi trimestre. La situazione energetica in Europa, in particolare, agirà da freno: la perdita di potere d’acquisto rimarrà legata all’inflazione e le condizioni di finanziamento restrittive e infine, la deflazione rimarrà elevata per il momento. Mentre i problemi sulla catena di approvvigionamento dovrebbero perdere importanza nel medio termine. La situazione energetica potrebbe peggiorare di nuovo, mentre allo stesso tempo l’inflazione elevata potrebbe diventare più radicata e richiedere reazioni di politica monetaria più forti all’estero». Non dimentica poi il coronavirus che, con l’inverno alle porte, potrebbe portare con sé una nuova ondata. Alla luce di queste considerazioni, per il 2022, la Banca nazionale si aspetta una crescita del Pil pari a circa il 2%, ovvero mezzo punto percentuale in meno rispetto a quanto atteso in occasione dell’ultimo esame della situazione economica e monetaria.
L’economia è solida, ma non bisogna abbassare l’attenzione
Confrontando l’economia svizzera con quella internazionale, soprattutto con l’eurozona, i toni di Jordan diventano più ottimistici, poiché afferma «l’inflazione in Svizzera è bassa, pari al 3,5% ad agosto». Nonostante, tuttavia, ci sono sempre più segnali di un aumento dei prezzi a beni e servizi, anche non direttamente collegati alla guerra in Ucraina. «Fino alla metà del 2024, l’inflazione si situa su valori superiori rispetto a quella formulata in giugno, per poi collocarsi su livelli inferiori ad essi per effetto della politica monetaria ora più restrittiva e, alla fine del periodo di previsione, attestarsi al 2%. Secondo la nuova previsione, l’inflazione si situa nella media annua al 3% per il 2022, al 2,4% per il 2023 e all’1,7%. Senza l’aumento del tasso di interesse annunciato oggi la previsione di inflazione presenterebbe valori nettamente più elevati».
Lasciate fare alla Bns
Si è poi soffermato sul tasso di cambio. Da giugno a oggi, il franco si è apprezzato di circa il 7%, contribuendo a smorzare le pressioni inflazionistiche e a rendere adeguate le condizioni monetarie. «Il tasso d’interesse negativo era stato introdotto all’inizio del 2015 per contrastare le pressioni al rialzo sul franco, in relazione all’abolizione del tasso di cambio minimo il tasso d’interesse negativo. Negli ultimi anni – sottolinea Jordan – è servito anche a frenare l’apprezzamento del franco e a garantire al contempo la stabilità dei prezzi. La Bns sa che il tasso d’interesse negativo può avere anche effetti collaterali indesiderati. Tuttavia, ha dimostrato la sua validità e i suoi benefici monetari hanno superato nettamente i suoi costi. Senza il tasso d’interesse negativo, la stabilità dei prezzi non avrebbe potuto essere garantita e lo sviluppo economico sarebbe stato significativamente meno favorevole. Continuerà a essere un importante strumento di politica monetaria che utilizzeremo se necessario».
Martin Schlegel, vice presidente della Bns
Jordan ha poi passato la parola al vicepresidente della Bns, Martin Schlegel, che ha puntualizzato l’andamento dei mutui e degli investimenti immobiliari.
«I mutui sono aumentati in modo significativo all’inizio dell’anno, mentre il tetto di offerta a dieci anni è rimasto a un livello basso, per cui i prezzi delle case unifamiliari e dei condomini sono entrambi aumentati. Per contro, vediamo segnali di rallentamento nel segmento degli investimenti immobiliari residenziali. Sia i prestiti ipotecari che i prezzi delle case unifamiliari e degli appartamenti di proprietà sono ulteriormente cresciuti negli scorsi trimestri, mentre dagli ultimi dati disponibili si colgono segnali di un rallentamento nei prezzi degli immobili residenziali a reddito. La Banca nazionale continuerà a seguire attentamente gli sviluppi sul mercato ipotecario e immobiliare».
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