Si tratta della perdita più ingente nei suoi 116 anni di storia.
Fino a qualche settimana fa si trattava solo di un’ipotesi, ora si è trasformata nella cruda realtà. Per il 2022, la Banca nazionale svizzera (Bns) registrerà, in base ai dati provvisori, una perdita di esercizio dell’ordine di 132 miliardi di franchi. A renderlo noto stamane lo stesso istituto centrale elvetico con un comunicato stampa, dal quale si evince che per quanto riguarda le posizioni in valuta estera la perdita si attesta a circa 131 miliardi di franchi e quella sulle posizioni in franchi a 1 miliardo circa. Sulle disponibilità in oro è risultata una plusvalenza da valutazione di 0,4 miliardi di franchi. L’importo attribuito agli accantonamenti per le riserve monetarie ammonterà a 9,6 miliardi di franchi. Tenuto conto dell’attuale riserva per future ripartizioni, pari a 102,5 miliardi, risulta una perdita di bilancio di circa 39 miliardi di franchi.
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Niente contributi ai Cantoni
Conformemente alle disposizioni della Legge sulla Banca nazionale e alla Convenzione sulla distribuzione dell’utile fra il Dipartimento federale delle finanze e la Bns, tale perdita rende impossibile procedere a una distribuzione per l’esercizio 2022. Ciò concerne sia il versamento di un dividendo alle azioniste e agli azionisti della BNS sia la distribuzione dell’utile alla Confederazione e ai Cantoni. Il rapporto dettagliato sul risultato di esercizio con i dati definitivi sarà pubblicato il 6 marzo 2023, mentre il Rapporto di gestione sarà disponibile il 22 marzo 2023.
Vendita di valuta estera
Nel 2021 la Bns, oltre ai dividendi, aveva versato complessivamente 6 miliardi: 2 alle casse federali, 4 a quelle cantonali. Quasi tutti i governi cantonali li avevano già messi a preventivo. Per il Ticino si tratta di una minore entrata di quasi 140 milioni di franchi. Per i Grigioni di oltre 60 milioni.
Lo scorso dicembre, il presidente della Bns Thomas Jordan aveva spiegato alla SRF che la ragione principale del risultato negativo della Bns è la vendita di valuta estera. Una misura messa in campo al fine di rafforzare il franco per frenare l’inflazione. Così facendo, la Bns ha ridotto le proprie riserve valutarie. Jordan aveva poi confermato le previsioni cautamente ottimistiche sull’andamento dell’inflazione che per il 2023 dovrebbe scendere poco sopra l’obiettivo del 2%. Non sono esclusi tuttavia ulteriori aumenti dei tassi, sulla scia di quanto avvenuto il 15 dicembre scorso.
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