Il Monetary Policy Committee (Mpc) ha votato 6 a 3 a favore del rialzo di mezzo punto percentuale.
L’inflazione elevata e un’economia ormai in recessione hanno condotto la Bank of England (BoE) verso l’ennesimo rialzo del tasso di policy. L’aumento va di pari passo con quanto deciso dalla Federal Reserve (Fed) e dalla Banca nazionale svizzera (Bns) e si attesta a 50 punti base. Il tasso di riferimento passa al 3,5% da 3,0%. Il Monetary Policy Committee (Mpc) ha votato 6 a 3 a favore del rialzo di mezzo punto percentuale. Due membri avrebbero preferito mantenere il tasso bancario al 3%, mentre un altro si è espresso a favore di un rialzo più aggressivo di 75 pb.
All’orizzonte solo incertezze
Le incertezze sulle prospettive non permettono alla BoE di abbassare la guardia che si dice “pronta a rispondere con forza, se necessario”. Per cui, se l’economia evolverà in linea con le proiezioni della Politica monetaria di novembre, saranno necessari ulteriori aumenti del tasso di policy per tornare a un tasso di inflazione sostenibile. Il comitato riferisce inoltre: “Il Mpc intraprenderà le azioni necessarie per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% in modo sostenibile nel medio termine, in linea con il suo mandato. Il Comitato, come sempre, esaminerà e deciderà il livello appropriato di Bank Rate in ogni riunione”.
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Andamento dell’inflazione
Nel comunicato stampa si legge inoltre: “Si prevedeva che l’inflazione sarebbe scesa bruscamente dalla metà del 2023, in qualche modo al di sotto dell’obiettivo del 2% nel secondo e terzo anno della proiezione. Ciò ha rispecchiato un contributo negativo dei prezzi dell’energia, nonché l’emergere di un grado crescente di debolezza economica e di un tasso di disoccupazione in costante aumento. I rischi attorno a quel percorso discendente per l’inflazione sono stati giudicati al rialzo”.
La BoE ora prevede che il Pil del Regno Unito diminuirà dello 0,1% nel quarto trimestre del 2022, 0,2 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto nel rapporto di novembre. Rimarranno deboli i consumi delle famiglie e la maggior parte degli indicatori del mercato immobiliare mostrano chiari segni di indebolimento, così come sono diminuite le intenzioni di investimento.
Rimane tesa la situazione sul mercato del lavoro, Il tasso di disoccupazione è salito leggermente al 3,7% nei tre mesi fino a ottobre. I posti vacanti sono diminuiti, ma il rapporto tra posti vacanti e disoccupazione rimane a un livello molto elevato. La crescita annua della retribuzione regolare del settore privato è aumentata ulteriormente nei tre mesi fino a ottobre, al 6,9%, 0,5 punti percentuali in più
I tassi aumentano a un ritmo meno veloce
Le notizie non sono delle migliori certo. Ma il fatto che sia Fed, Bns e BoE abbiamo deciso di aumentare il tasso di 50 pb, contro i 75 pb applicati a novembre, è un chiaro segnale che stiamo entrando in una seconda fase di rallentamento.
In Gran Bretagna, a novembre l’indice dei prezzi al consumo si è attestato al 10,7%. In calo rispetto al tasso record all’11,1% di ottobre, record massimo degli ultimi 41 anni. L’allentamento dell’inflazione segue i segnali che arrivano anche dalle altre economie Usa, Germania e Svizzera. Nonostante ciò continua a rimanere al di sopra della soglia del 2% e per questo le banche centrali sono costrette a mantenere la massima attenzione, prima che qualcosa sfugga di mano. La prossima riunione della BoE è attesa per il 2 febbraio del 2023.
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