Una vera e propria industria, in crescita esponenziale: la garanzia di guadagni importanti spinge un numero sempre maggiore di donne a prestare l’utero a coppie che vogliono un figlio. Entro il 2032, il giro d’affari della maternità surrogata sarà di 129 miliardi di dollari.
È un po’ come la svolta nella vita; il lavoro che si sognava da bambine, immaginandosi ricche e felici nel mondo. La felicità di diventare madri, almeno per un giorno; la ricchezza che viene poi dal portare in grembo la propria creatura, anche se presto sarà di qualcun altro. Già, perché ad attrarre un numero sempre maggiore di donne, negli ultimi tempi, è una vera e propria industria della "produzione" dei figli conto terzi, per un giro d’affari che già oggi supera i 14 miliardi di dollari ma, nel giro di dieci anni nemmeno, ne varrà quasi 130. Un vero e proprio business, che incrocia desideri più intimi degli uni con le esigenze di un’esistenza agiata delle altre.
In prima linea Georgia e Messico
Un fenomeno che sta riscontrando molto favore in Paesi emergenti, quali la Georgia e il Messico, ma che in realtà non risparmia nessuno e anzi si proietta nel futuro come una professione ambita e ottimamente remunerata. «Avevo debiti con la banca e ho quattro figli da mantenere», spiega per esempio a Cnbs Dilara, vedova di 34 anni che ha lasciato i suoi ragazzi in Uzbekistan per trasferirsi a Tbilisi. Dopo aver lavorato come parrucchiera, calzolaia, cameriera, è giunta l’opportunità di un guadagno più facile, in un certo senso almeno: e lei l’ha colta senza rifletterci troppo su.
Madri a pagamento, ma oltreoceano è vietato
Non è la sola. Pare che la crescita dell’interesse fra le donne del mondo sarà esponenziale, a giudicare dalle stime e le tabelle (vedi sotto) dove, non nominata, potrebbe essere protagonista anche la Svizzera, nei panni però di cliente. Nessun vero legame biologico, "solo" un estraneo che cresce nel proprio corpo e porta, assieme a nuove esperienze, anche buon denaro: a patto che la legge lo consenta. Perché ci sono alcuni Paesi dove vige il divieto, come accade in alcuni Stati americani, e altri - vedi Canada e Regno Unito - dove la maternità surrogata è consentita a patto che sia altruistica, vale a dire senza compenso. In Georgia, invece, la pratica è consentita e benvenuta. Come in Ucraina e Russia, del resto.
Coppie infertili, omosessuali, single
Ecco dunque che sono questi Paesi dell’Est a fare da traino a un mercato dove i numeri, che già così impressionano, potrebbero essere molto più grossi: di fatto, tanti contratti "privati" sfuggono alle statistiche, conferma la società di consulenza per ricerche di mercato Global Market Insights. Complici l’incremento dei problemi di infertilità, ma anche quello delle coppie omosessuali o dei single alla disperata ricerca di un figlio. A qualsiasi prezzo, verrebbe proprio da dire.
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I Paesi ricchi clienti dei poveri
Perché affidare il proprio destino e la gioia a una donna sconosciuta, per nove mesi, costa anche parecchio; e dunque, vien scontato precisarlo, sono le nazioni economicamente più facoltose a segnalarsi, per ora, come clienti privilegiati di individui che, più sfortunati, si rivelano disposti a quasi tutto pur di migliorare la propria condizione personale. Anche ad affezionarsi a qualcuno che dovranno lasciare prestissimo, subito dopo la nascita.
La fine del Covid dà la spinta
A dare una spinta importante alla maternità surrogata anche il Covid, o meglio la fine delle restrizioni, che hanno consentito di tornare a viaggiare in quei Paesi dove, al proposito, si possono evitare lunghe liste d’attesa o strappare prezzi un po’ più convenienti. Così, nel 2022 si è registrato un primo, grosso aumento delle domande. «La pandemia ha ridotto la maternità surrogata internazionale, ma ora stiamo assistendo a tutta quella domanda repressa», spiega da Sidney Sam Everingham, direttore globale di Growing Families.
La guerra in Ucraina lancia i Paesi dell’Est
Per non parlare poi della guerra in Ucraina, che ha generato povertà e bisogno di riscatto: sempre lo scorso anno, l’Ucraina è stato il secondo mercato più florido dopo gli Stati Uniti, grazie anche a tasse più basse per gli aspiranti genitori stranieri e un quadro normativo favorevole. Anche se il conflitto ha modificato in parte le condizioni: ora le madri a tempo si vanno a cercare nei rifugi antiaerei. «Avevamo molte procedure in corso e dovevamo trovare una soluzione», ricorda Olga Pysana, partner dell’agenzia di maternità surrogata ucraina World Center of Baby, offrendo numeri precisi: 37 madri surrogate incinte al momento dell’invasione della Russia e 130 aspiranti genitori registrati.
Il prezzo più conveniente: 40mila dollari
Il conflitto ha così favorito lo svilupparsi dell’industria in mercati vicini e più sicuri, come la Georgia. Qui il World Center of Baby dovrebbe inaugurare un ufficio proprio questo mese. Anche Messico e Argentina riscontrano impennate nelle richieste, più 30% in un anno appena, nonostante i prezzi un po’ più elevati. In Georgia e Ucraina, il prezzo di una maternità surrogata si aggira fra i 40mila e i 50mila dollari, in Messico fra i 60mila e i 70mila. Sempre e comunque molto meno di quanto bisogna sborsare negli Stati Uniti, 120mila dollari di media.
Campagna di reclutamento sui social
Sui social, ferve intanto la campagna di reclutamento di donne, carica di promesse allettanti di reddito e di vite destinate a cambiare finalmente per il meglio. «Il principale fattore trainante, sia in Ucraina, sia in Georgia e in Messico, è la motivazione finanziaria alla base», conferma Pysana. La risposta c’è, sempre più massiccia. Le preoccupazioni anche: a cominciare da quelle di natura etica.
Una nuova prostituzione dei corpi
Anzitutto, il possibile sfruttamento delle donne da parte delle agenzie e dei medici, che incamerano cifre importanti per girarne poi alle madri neanche un quarto. La corruzione è dilagante, là dove l’ambizione di guadagno è elevata. Inoltre, a venire attratte sono le persone più vulnerabili, magari non esattamente gioiose di prestarsi ad altre coppie, in una nuova sorta di prostituzione dei corpi. Per questo, alcune agenzie chiedono come prerequisto che le donne siano vedove, single e possibilmente madri, giustificandolo con la necessità che siano fisicamente e prsicologicamente preparate a quanto dovranno affrontare.
Imprenditrici di se stesse o vittime?
Ciò nonostante, resta molta contrarietà diffusa. «Questa non è una buona industria per le donne», dichiara Teresa Ulloa Ziaurriz, direttrice regionale della Coalizione contro la tratta di donne e ragazze in America Latina e nei Caraibi . «A mio parere, sono vittime», precisa, sottolineando come molte agenzie selezionino consapevolmente persone in difficoltà finanziaria. La pandemia, in questo senso, ha aiutato le cattive intenzioni. «Dopo la pandemia, molte donne hanno perso il lavoro: le agenzie hanno potuto cercare donne single con bambini che avevano un disperato bisogno di sostegno economico».
Nel Regno Unito si lavora per regolamentarla
Impossibile l’inversione di rotta, ma l’introduzione di correttivi potrebbe essere una strada. Nel Regno Unito, ad esempio, si lavora a una revisione che salvaguardi certi standard minimi. «Possiamo fare poco per modificare le leggi sulla maternità surrogata all’estero, ma possiamo garantire che almeno qui sia ben regolamentata, nell’interesse del bambino, dei genitori futuri e delle madri surrogate», osserva Nick Hopkins, professore di diritto di famiglia, commissario presso la Law Commission of England and Wales.
Necessario un coordinamento internazionale
Del resto, il Regno Unito ha bisogno di un intervento urgente. Si calcola che in dieci anni il ricorso alla maternità surrogata sia cresciuto di dieci volte almeno. Nei primi nove mesi del 2022, sono stati emessi più di 400 ordini parentali. Prossimo step e indispensabile, un coordinamento internazionale, che crei maggiore equità nel mondo.
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