Canone televisivo: costa troppo? Si pensa al referendum per ridurlo a 200 franchi

Chiara De Carli

2 Marzo 2022 - 17:37

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Il testo dell’iniziativa, è stato presentato nella giornata di ieri, dal comitato alla Cancelleria federale, per essere esaminato. La raccolta firme, stimano i promotori, dovrebbe iniziare fra 6-8 settimane.

Canone televisivo: costa troppo? Si pensa al referendum per ridurlo a 200 franchi

“200 franchi bastano” per il canone radiotelevisivo. A sostenerlo un comitato apolitico, composto principalmente da UDC e giovani liberali-radicali (PLR), che nei giorni scorsi ha lanciato un’iniziativa popolare per tagliare la “Billag” da 335 a 200 franchi l’anno.

La proposta punta a ridurre il canone a favore della SSR per famiglie e giovani, ma anche a esentare società e imprese dal pagarla. Mentre rimarrebbe invariata, la ripartizione dei proventi del canone alle emittenti radiofoniche e televisive private. Il testo dell’iniziativa, è stato presentato nella giornata di ieri dal comitato alla Cancelleria federale per essere esaminato. La raccolta firme, stimano i promotori, dovrebbe iniziare fra 6-8 settimane.

L’opinione dell’UDC

Stando da quanto dichiarato dagli esponenti dell’UDC agli organi di stampa il canone è uno tra i più costosi al mondo. Da tempo infatti imperversa la polemica sulla qualità del servizio erogato dalla SSR e a tal proposito l’UDC sostiene la necessità di riportare la SSR verso il servizio pubblico di base.

Il 13 febbraio scorso, in concomitanza dell’ultima votazione popolare è stato bocciato un pacchetto di aiuti ai media. A ridosso di questo risultato, il consigliere nazionale Gregor Rutz per l’UDC, aveva annunciato il lancio dell’iniziativa, criticando la SSR per essere entrata in mercati non coperti dalla concessione, come il canale dell’online.

La SSR non raggiunge i giovani

Un’altra questione riguarda i giovani. La SSR sembra faccia fatica ad arrivare al target dei ragazzi, stando a quanto dichiarato dai giovani liberali-radicali agli organi di stampa. Questo perché oggigiorno si informano tramite altri canali internet, valutando l’offerta online della SSR inefficace.

La risposta della SSR

Nella giornata di ieri arriva, tramite nota stampa, anche la risposta della SSR, secondo cui, questa iniziativa, rappresenta un “attacco” che giunge a quattro anni dal netto rifiuto dell’iniziativa «No Billag» nel marzo 2018, con oltre il 72% di “No”. In quel caso, scrive in nel comunicato l’emittente radiotelevisiva, la popolazione aveva confermato la volontà di mantenere un servizio pubblico forte. E si dice “pronta a dimostrare ancora una volta il proprio contributo alla società”.

Possibili conseguenze

«La SSR fornisce un contributo essenziale allo scambio culturale e alla comprensione tra le regioni linguistiche svizzere, e quindi alla coesione della nostra società – dichiara Jean-Michel Cina, presidente del Consiglio d’amministrazione della SSR tramite il comunicato – Questo contributo è possibile solo con un forte radicamento regionale, che una tale iniziativa mette in pericolo».

Il canone a 200 franchi comporterebbe un taglio netto del budget e l’azienda non potrebbe sostenere il suo attuale modello decentralizzato. La SSR sottolinea che la conseguenza sarebbe una vasta centralizzazione, probabilmente in unica sede. Una situazione di cui risentirebbe in modo particolare la copertura regionale, delle minoranze linguistiche e di tutte le regioni del Paese.

Ripercussioni in diversi settori

La riduzione del budget sarebbe un duro colpo per la SSR, che difficilmente riuscirebbe ad ammortizzare. Tutta la piazza mediatica, i settori svizzeri di cinema, musica, cultura e sport ne risentirebbero, compreso il personale. Negli ultimi anni i tagli al personale sono stati protagonisti della cronaca, rientrati sotto il profilo di un piano di risparmio da centinaia di milioni di franchi. Un ulteriore riduzione colpirebbe anche numerosi collaboratori esterni, dipendenti direttamente dalla SSR, così come avrebbero difficoltà anche radio e televisioni private che ricevono una piccola fetta del canone.

Tassa sui media ridotta nel 2018

Nel 2018 la tassa sui media per le economie domestiche era già stata diminuita del 25%. E parallelamente SSR ha dovuto ridurre il suo budget. Ulteriori tagli porterebbero portare a un calo dell’offerta di informazioni indipendenti. "L’accettazione di una tale iniziativa - conclude la SSR - porterebbe a un forte calo dell’offerta di informazioni indipendenti, necessarie alla formazione dell‘opinione pubblica, e indispensabili per il buon funzionamento della democrazia diretta".

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