INTERVISTA Task force per risolvere la penuria di farmaci. Enea Martinelli, PharmaSuisse: «È troppo tardi»

Chiara De Carli

02/02/2023

03/02/2023 - 08:16

condividi
Facebook
twitter whatsapp

Dopo mesi, se non anni, di allarme da parte dei farmacisti, il Consiglio federale ha deciso di istituire due task force per trovare delle soluzioni. A oggi in Svizzera mancano quasi mille farmaci.

INTERVISTA Task force per risolvere la penuria di farmaci. Enea Martinelli, PharmaSuisse: «È troppo tardi»

Che si tratti di un banale sciroppo per la tosse o di una compressa per abbassare la pressione, la filiera del farmaco è in crisi. Non una novità per i farmacisti, che si confrontano ormai da anni con la situazione e che solamente ora, a seguito delle continue segnalazioni, possono dire di essere stati ascoltati.
Mercoledì il Consiglio federale ha istituito due task force affinché si riescano a individuare delle soluzioni a breve e lungo termine. Ma per Enea Martinelli, vicepresidente dell’Associazione svizzera dei farmacisti PharmaSuisse «è un po’ tardi». Martinelli già nel 2015 aveva deciso di mettere nero su bianco una lista di farmaci mancanti, dando vita al portale drugshortage.ch, secondo il quale a oggi in Svizzera mancano esattamente 995 medicinali e 363 principi attivi. E precisa: «Annoto solamente quelli su prescrizione medica e pagati dalla cassa malati» In altre parole «l’8% dei farmaci rimborsati dalle assicurazioni di malattia non è disponibile».

Scarseggiano farmaci in tutta Europa

La situazione non è confinata alla sola Svizzera. In Italia a oggi ci sono 3800 farmaci mancanti, in Francia circa 3000, in Germania mancano 400 principi attivi. E se è facile pensare che la colpa sia ancora una volta da ricondurre alla pandemia e alla politica zero Covid in Cina, uno dei Paesi più importanti nella produzione farmaceutica, Martinelli chiarisce subito: «Il problema lo avevamo già prima, il coronavirus lo ha solo reso più evidente».
Spesso, inoltre, medici e infermieri non si accorgono della situazione difficile in cui tergiversa la filiera del farmaco. A monte c’è il farmacista che trova delle soluzioni: «Fortunatamente riusciamo sempre a trovare delle alternative, evitando problemi in ospedale o al domicilio dal paziente». Anche se ciò richiede la presenza di ulteriore personale «Nella mia farmacia - ammette - metto a disposizione due persone solo per questo».

Quali sono le cause?

Tra le diverse cause, la produzione di certi principi attivi in mano a un unico laboratorio che gestisce in modo oligarchico la richiesta globale. Molto spesso poi sono i farmaci a basso costo e di uso diffuso ad andarci di mezzo, quelli per cui sempre meno si tende a investire a favore piuttosto di cure costosissime e di ultima generazione.
«Alcuni farmaci a basso costo sono stati tolti dal commercio e altri sono quasi certamente destinati a essere eliminati. La mancanza di questi mi preoccupa molto di più di quelli che non abbiamo adesso. Sono davvero difficili da sostituire». Andando non troppo indietro nel tempo, qualche anno fa, prima della pandemia, il Valsartan, utilizzato nelle terapia antipertensiva, era stato ritirato dal commercio, a causa della contaminazione del principio attivo nel laboratorio produttore per la quasi totalità della domanda globale. Di fatto aveva messo a rischio l’approvvigionamento di tutto il mondo e costretto medici e farmacisti a trovare una nuova soluzione per i loro malati cronici.

Possibili soluzioni

Ma allora, viene da chiedersi, quali saranno le soluzioni che le nuove task force potranno individuare?
«Dobbiamo trovare delle alternative efficaci nel breve e lungo termine. Per questo sono state scelte due squadre di lavoro». Martinelli fa parte della task force per le soluzioni sul lungo periodo. Guardando alle misure più immediate, «le prospettive sono difficili. Il problema per esempio degli antibiotici è diffuso in tutta Europa. Nel giro di due settimane, non si può fare niente. Per le possibilità a lungo periodo, si deve discutere del mercato dei principi attivi, stabilire quali medicamenti sono i più importanti e quali sono a rischio di maggiore di scarsità. Per esempio: se c’è un solo produttore di principio attivo in tutto il mondo, il rischio è più grande. Con un collo di bottiglia qualsiasi, salta tutto. In questo caso sarebbe ottimale che la casa farmaceutica possa contare su due siti produttivi, tendenzialmente almeno in due Paesi diversi. E quando si concede l’appalto per la fornitura, deve rappresentare un requisito fondamentale per la scelta».
«In Svizzera il costo dei farmaci è più alto rispetto a Italia o Francia e si pensa che per risolvere il problema basta alzare il prezzo, ma non è così. È fondamentale discutere sull’importanza del medicamento, solo in un secondo momento arrivano le altre soluzioni, tra cui anche il prezzo».

La cassa malati rimborsa anche i farmaci fatti dal farmacista

Qualche mese fa il vicepresidente di PharmaSuisse aveva fatto anche notare che in assenza di un determinato prodotto, come lo sciroppo a base di ibuprofene, il farmacista poteva crearlo nel suo laboratorio. Ma siccome la cassa malati non riconosceva l’uso del principio attivo puro, erano costretti a ridurre in polvere le compresse, per non far pagare al paziente tutto di tasca propria. «Abbiamo fatto presente la situazione all’Ufficio federale di sanità pubblica e ora le assicurazioni di malattia si sono adeguate alla situazione. Non aveva senso utilizzare un medicamento già scarso. È meglio comprare e utilizzare la polvere di principio attivo. Oltre a essere la tecnica più semplice, è anche più economico».

A rischio farmaci salvavita

Le classi di medicamenti mancanti sono davvero tante: infusioni, statine, antipertensivi, antibiotici, analgesici. E tra tutti i farmaci a rischio ce n’è uno davvero importante. Si tratta dell’«Actilyse, un trombolitico usato in concomitanza di un ictus». È un farmaco salvavita. «Al momento non manca ancora - precisa- ma il suo uso è limitato dalla Federazione» poiché scarso.

Iscriviti alla newsletter