L’impatto ambientale delle nuove tecnologie spesso non viene considerato. Ne abbiamo parlato insieme ad Alessandro Antonucci, docente e ricercatore senior alla Supsi.
È passato qualche mese da quando Chat-GPT ha iniziato a essere sulla bocca di tutti. Una novità prepotente che si è fatta largo tra chi ne parlava entusiasta e chi la guardava e la guarda ancora oggi con diffidenza.
Tra le tante questioni aperte, la sfida con Google. «Si sta già osservando come questo sistema possa diventare un’alterativa al motore di ricerca - ci spiega Alessandro Antonucci, docente e ricercatore senior Suspi IDSIA -. Quanto meno per determinati scopi di ricerca. Chiaramente Google che da sempre è leader nel riNtraccIare il link migliore si sta muovendo anche verso questo tipo di interazione».
Dati, energia, tempo e denaro
Niente di nuovo però per gli esperti del settore: «Gli algoritmi utilizzati sono noti da anni e chiaramente anche i concorrenti possono utilizzarli. Volendo anche il nostro piccolo istituto ticinese lo può fare, quello che a noi manca sono le infrastrutture hardware e le risorse economiche per investire energia, tempo e dati per creare modelli così raffinati».
Sì, ma quanto consuma?
Un punto significativo e spesso trascurato che è questi sistemi hanno un’impronta ecologica non propriamente sostenibile. «Non solo il lavoro per la fase di training ha visto un lavoro di server potentissimi che hanno lavorato più di un mese per crearlo. Al di là di questo, c’è poi l’aspetto dell’interazione: ogni volta che interagiamo ci sono i server che consumano molta più energia rispetto a strumenti diventati tradizionali come può essere Google che indicizza le pagine». Questo perché «l’algoritmo di Google è molto più semplice di questo modello di intelligenza artificiale e consuma molta meno energia di quella che serve a questo strumento per riprodurre una risposta credibile dal punto di vista del linguaggio naturale».
Non un’intelligenza superiore
Antonucci ad ogni modo guarda alla tecnologia con ottimismo: «Essendo parte del mio lavoro sono affascinato e non spaventato». La tendenza da parte del meccanismo umano è di «attribuire a questi strumenti un’intelligenza di pensiero superiore a quella che effettivamente hanno».
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