Il mese scorso, il mercato cinese ha segnato un record di domanda per il metallo prezioso. Il livello più alto da cinque anni a questa parte.
Ormai è risaputo che dalla Svizzera, e in particolare dal Ticino, transita la maggior parte dell’oro prodotto a livello mondiale. Nel suolo elvetico, infatti, si trovano quattro delle nove raffinerie d’oro più importanti al mondo: una ha sede a Neuchâtel, le altre tre nel Mendrisiotto. Qui ogni anno, in media, viene lavorato il 70% del metallo giallo estratto nel mondo, per un business che vale, a seconda dell’anno, dai 70 ai 90 miliardi di franchi. Trasformato poi nella sua versione più pura, l’oro lascia la Svizzera e parte per altri Stati.
Tra le diverse mete c’è anche la Cina, che solo a luglio di quest’anno ha importato oro raffinato nella Confederazione per oltre 80 tonnellate. A riportare il dato rilasciato dall’Ufficio federale della dogana, l’agenzia di stampa Bloomberg che sottolinea come la domanda sia arrivata al suo livello più alto da cinque anni a questa parte, più del doppio rispetto a giugno e otto volte maggiore rispetto a maggio. L’aumento della domanda è da ricondurre all’allentamento delle rigide misure anti Covid. La Cina, insieme a Regno unito ed Emirati Arabi, è uno dei principali acquirenti di lingotti al mondo.
Mercato in ripresa, ma in balìa della Fed
Nonostante il mercato dell’oro cinese sia in ripresa, gli esperti sostengono che non dovrebbe incidere il costo del bene rifugio. Infatti i prezzi dell’oro rimangono al ribasso, tra i 1’700 e i 1’800 dollari l’oncia. Ma con la Federal Reserve che ventila un ulteriore aumento dei tassi, il metallo prezioso dovrebbe diminuire la sua attrattività.
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