Il deficit di finanziamento è stato nettamente più elevato del previsto a causa dell’andamento della pandemia di COVID-19. Gran parte delle uscite legate alla pandemia sono state approvate nel primo semestre del 2021.
La pandemia ha colpito in modo grave le economie di diversi Paesi. Così è stato anche per la Svizzera che nel 2020 ha registrato un drastico calo nella sua crescita, segnata poi da una decisa ripresa avvenuta nel corso del 2021. Nonostante questi segnali speranzosi, il Consiglio federale ha dichiarato oggi che ancora sono necessarie delle misure straordinarie per calmierare gli effetti causate dalla crisi da coronavirus.
Il consuntivo della Confederazione
Nel 2021 infatti sono state sostenute ingenti uscite per 14 miliardi di franchi (2020: 15,0 mia.). Questo ha provocato un elevato deficit di finanziamento pari a 12,2 miliardi (2020: 15,8 mia.). Due anni fa, con l’inizio della pandemia, il Pil nazionale ha subito una drastica battuta d’arresto fermandosi a quota -2,6 %. L’anno scorso invece, l’evoluzione economica è tornata a respirare, spingendo il piede sull’acceleratore e registrando una forte ripresa del +3,6 %. La crescita superiore alla media è stata sostenuta dai consumi e dal commercio estero. Nonostante le previsioni per l’anno scorso avessero lasciato sperare in una crescita economica reale del 4,9%, viene precisato che nel 2020 il crollo è stato meno grave del previsto (-2,6 % anziché -6,2 %) e complessivamente l’andamento economico è quindi stato migliore. Rispetto all’anno precedente, l’inflazione è cresciuta nettamente, superando il valore iscritto a preventivo.
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Performance economica, superato il livello precrisi del 2019
Picco registrato in particolare il settore manifatturiero e parte del settore dei servizi. Il settore della ristorazione si è ripreso leggermente grazie alla revoca delle limitazioni della capienza e all’incremento delle attività di viaggio, nonostante ciò il valore aggiunto è comunque rimasto nettamente al di sotto del livello precrisi. La crescita economica superiore alla media è stata sostenuta dai consumi e dal commercio estero. Inoltre con le misure di politica sanitaria allentate, i consumi privati sono cresciuti e le imprese orientate all’esportazione hanno potuto beneficiare dello sviluppo dell’economia dinamico nei confronti degli importanti partner commerciali.
Sfide dietro l’angolo
Le difficoltà riguardanti la fornitura e la carenza di risorse hanno rallentato la ripresa internazionale. Rispetto all’anno precedente, il livello dei prezzi in Svizzera è quindi aumentato dello 0,6%. Il motivo risiede nei prezzi all’importazione più elevati, in particolare per i prodotti petroliferi e per merci toccate dalle difficoltà di fornitura generali. Il franco svizzero ha invece avuto un effetto attenuante sull’inflazione. In media, il corso del cambio è stato di 1.08 franchi per 1 euro e 0.91 franchi per un dollaro americano.
Indennità di lavoro
La ripresa economica ha avuto ripercussioni positive anche sul mercato del lavoro. Gli impiegati interessati dal lavoro ridotto sono diminuiti e così anche il numero di disoccupati. La media annua del tasso di disoccupazione è del 3% (2020: 3,1 %). Anche per questo le uscite destinate alle indennità per lavoro ridotto sono scese a 4,3 miliardi (2020: 10,8 mia.).
Uscite in aumento
Aumentate di contro le uscite per i test COVID-19 sono aumentate a 1,2 miliardi (2020: 0,2 mia.); per il 2021 sono ancora attesi pagamenti a posteriori (accantonamento di 1,3 mia.). Escludendo i provvedimenti volti ad attenuare le ripercussioni della crisi pandemica, le uscite sono cresciute rispetto all’anno precedente (+1,4 mia. ovvero +1,9 %).
Entrate in crescita
Conseguenza dovuta alla partecipazioni di terzi alle entrate della Confederazione più elevate. Rispetto al 2020 le entrate sono fortemente aumentate, su del 5,6 % a 4 miliardi di franchi. L’evoluzione positiva è principalmente riconducibile all’Iva (+1,4 mia.), trainata dall’aumento dei consumi e dei prezzi all’importazione, all’imposta federale diretta (+1,2 mia.) grazie alle cospicue entrate dagli anni precedenti alla crisi (in particolare 2019), nonché alla maggiore distribuzione degli utili della Bns (+0,7 mia.). Il gettito dell’imposta preventiva è rimasto pressoché al livello dell’anno precedente (-0,3 mia.), mentre l’accantonamento per le istanze di rimborso attese ha dovuto essere aumentato.
Politica monetaria espansiva
La Banca nazionale svizzera ha proseguito in modo invariato la sua politica monetaria espansiva per garantire la stabilità dei prezzi e sostenere la ripresa dell’economia. Il tasso di riferimento della Bns è rimasto al -0,75%. Attraverso interventi sul cambio la pressione al rialzo sul franco svizzero è stata contenuta.
Confermata inversione di tendenza
Le entrate provenienti dall’imposta preventiva sono minori. Nell’insieme è risultato un deficit di finanziamento di 12,2 miliardi. Con la disposizione derogatoria del freno all’indebitamento, la Confederazione è riuscita a mantenere la sua capacità d’azione malgrado le considerevoli uscite. Quasi tutte le uscite dovute al Coronavirus sono state iscritte come uscite straordinarie (12,3 mia.). Poiché l’economia svizzera è rimasta al di sotto del suo potenziale anche nel 2021, le direttive del freno all’indebitamento ammetteva un deficit congiunturale di 1,7 miliardi nel bilancio ordinario. L’effettivo deficit ordinario di finanziamento ammonta a 1,4 miliardi. Il margine di manovra non utilizzato di 0,3 miliardi (eccedenza strutturale) verrà accreditato al conto di ammortamento del freno all’indebitamento.
Aumenta il debito
Il debito lordo è quindi salito a 108,6 miliardi (+5,0 mia., in particolare prestiti) e il debito netto (debito lordo dedotti i beni patrimoniali) a 76,1 miliardi (+6,0 mia.). Nel 2021 il conto di compensazione è stato gravato da una nuova valutazione dell’accantonamento per l’imposta preventiva, effettuata retroattivamente al 1° gennaio 2021 (rivalutazione; +5,5 mia.). Di conseguenza, il saldo del conto di compensazione ammonta ora a 23,5 miliardi.
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