Credit Suisse: l’economia svizzera tiene. Preoccupa la tenuta dell’Italia. Ecco perché

Redazione

14/06/2022

15/06/2022 - 16:56

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Per non perdere la fiducia dei mercati, l’Italia dovrà riuscire a trovare un equilibrio tra il consolidamento necessario e l’austerità che danneggia la crescita.

Credit Suisse: l'economia svizzera tiene. Preoccupa la tenuta dell'Italia. Ecco perché

L’economia svizzera resiste bene alla difficile situazione globale.
Gli economisti di Credit Suisse mantengono invariata la stima di crescita economica del 2,5% per l’anno in corso.
Ma c’è di più: nonostante la svolta sui tassi d’interesse, a detta degli esperti il rischio di una crisi del debito internazionale a breve termine sembrerebbe scongiurato.
Rimane però scettica la posizione sulla sostenibilità dei debiti in alcuni Paesi come l’Italia: una situazione destinata a peggiorare già a partire dalla metà di questo decennio. Al punto che non si esclude il rischio di una crisi del debito.

Scenario generale positivo

Sul fronte economico, in Svizzera le buone notizie non mancano.
La dinamica positiva successiva alla revoca delle misure anti COVID-19 ha influenzato positivamente la ripresa economica. Permane una buona propensione agli acquisti da parte dei consumatori grazie all’elevata sicurezza individuale dei posti di lavoro e nonostante la preoccupante situazione in Ucraina.
Infine, l’inflazione in aumento non ha portato a una diminuzione del potere d’acquisto in Svizzera.
In virtù della crescita dell’occupazione e dello spostamento verso posti di lavoro con stipendi migliori, la somma dei salari pagati nel primo trimestre 2022 è cresciuta del 3,9% - un livello più alto dell’inflazione (2,1%). Il tasso d’inflazione si attesterà oltre il 2,0% entro la fine di quest’anno (media annua per il 2022: 2,3%). Grazie alla situazione vantaggiosa del mercato del lavoro, con una crescita dell’occupazione dell’1,7% e degli stipendi dello 0,8%, la perdita di potere d’acquisto dell’economia generale continuerà a essere moderata.

Carenza di materie prime

La situazione sul fronte degli approvvigionamenti rimane tesa
La tendenza ad acquistare di più a livello locale incentiva l’aumento di investimenti in beni strumentali. Secondo il sondaggio mensile tra i direttori agli acquisti, condotto da Credit Suisse e procure.ch, un imprenditore su cinque sta aumentando il proprio piano degli investimenti a causa dei problemi della catena di approvvigionamento, che continueranno, insieme alle difficoltà nella logistica: l’80% dei partecipanti al sondaggio si aspetta un ritorno alla normalità solo con il prossimo anno o anche più tardi. Fino ad allora, i valori industriali freneranno: il 62% degli imprenditori teme perdite nella produzione nei prossimi sei mesi a causa della mancanza di input intermedi o materie prime.

Europa: la situazione del debito pubblico

La svolta dei tassi d’interesse influenza lentamente il rifinanziamento
Il tema principale del nuovo numero dello studio Monitor Svizzera è il significato della svolta dei tassi d’interesse per le finanze statali svizzere e i suoi partner commerciali. Dopo la recessione causata dalla pandemia e i programmi plurimiliardari di sostegno, i debiti pubblici sono cresciuti a livelli record. Tuttavia, la situazione debitoria da sola non provoca una crisi del debito. Perciò, gli economisti di Credit Suisse analizzano una serie di indicatori per la sostenibilità del debito. A breve termine si può parlare di un cessato allarme per la maggior parte dei Paesi: le durate residue elevate fanno sì che i costi di rifinanziamento aumentino lentamente anche in situazioni di crescita significativa dei tassi guida. Per il momento, i debiti pubblici non intralciano le attività delle banche centrali nell’irrigidimento della politica monetaria. Inoltre, grazie alla migliorata struttura dell’euro, l’Europa è diventata più resistente, riducendo così il rischio di una crisi di credibilità.

Analisi sul medio-lungo periodo

Verso la metà di questo decennio, però, le previsioni per i Paesi si faranno sempre più eterogenee. Mentre non vi sono dubbi circa la sostenibilità di Svizzera e Germania, si delinea altrove una svolta nella tendenza del differenziale di crescita dei tassi d’interesse, che rappresenta una sfida per la stabilizzazione del tasso d’indebitamento. Negli Stati Uniti ciò dovrebbe accadere a partire dal 2027, in Spagna e Francia dal 2028.
L’Italia si distingue per la combinazione problematica di una posizione fiscale fondamentalmente negativa e premi per il rischio volatili. Al più tardi da metà 2025, per non perdere la fiducia dei mercati, il Paese del tricolore dovrà riuscire a trovare un equilibrio tra il consolidamento necessario e l’austerità che danneggia la crescita.

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