La Svizzera non è immune alla crisi del gas: Credit Suisse corregge al ribasso le stime di crescita del Paese

Redazione

03/08/2022

03/08/2022 - 11:39

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Per gli analisti dell’istituto, il rallentamento economico della Svizzera rappresenta uno scenario sempre più probabile. Tuttavia, i pericoli di una recessione possono ancora essere scongiurati.

La Svizzera non è immune alla crisi del gas: Credit Suisse corregge al ribasso le stime di crescita del Paese

Gli economisti di Credit Suisse sono preoccupati dalla possibile carenza di gas in Europa e rivedono al ribasso le prospettive di crescita per la Svizzera.

"La Svizzera è meno vulnerabile alla carenza di gas rispetto ai suoi vicini europei - si legge nella nota diffusa dall’istituto -. Tuttavia, non può dirsi completamente esonerata dalla minaccia di un aumento dei prezzi o dal possibile razionamento di questa risorsa.
Se il Paese dovesse affrontare una interruzione completa delle forniture di gas russo da agosto in poi, o un incremento del prezzo, le conseguenze potrebbero avere ricadute anche sul comparto produttivo. A pagare i maggiori effetti di questa crisi sarebbero i settori chimici e farmaceutici nazionali, oltre all’industria meccanica, elettrica e dei metalli (MEM)
".

Stime riviste al ribasso

Al di là di quali saranno gli sviluppi della crisi del gas, nei prossimi mesi l’industria svizzera delle esportazioni risentirà probabilmente degli effetti del rallentamento economico nell’area dell’euro. Pertanto, hanno rivisto al ribasso la previsione di crescita della Svizzera per il 2023 dall’1,6% all’1%.

Lo scenario internazionale

Dopo che la Russia ha ripristinato almeno parte delle sue forniture di gas alla Germania, i timori di un’interruzione completa dell’approvvigionamento sono rientrati. Almeno in parte.
"Il rischio che il prezzo del gas in Europa possa subire rincari, rimane comunque elevato - concludono gli analisti -. L’attuale livello delle forniture di gas che giunge attraverso il gasdotto Nord Stream 1 è di poco al di sopra della soglia necessaria a garantire le scorte per l’inverno. Ciò significa che il razionamento in Europa, basato sui prezzi, volontario o imposto dalle autorità pubbliche, sta diventando ormai una prospettiva sempre più realistica".

Le misure nazionali

La situazione in Svizzera ricalca i problemi dell’Unione europea, tanto che, in assenza di una rete di gasdotti alternativa, il gas russo non può essere sostituito in breve tempo da un’altra fonte di approvvigionamento. Oggi il gas proveniente dalla Russia copre quasi la metà della domanda svizzera e tre quarti del fabbisogno arriva nella Confederazione attraverso la Germania. Come altri Paesi, anche la Svizzera sta cercando di diversificare le sue forniture di gas.
"Per almeno i prossimi due inverni, i volumi di approvvigionamento alternativo non saranno sufficienti a compensare una eventuale cessazione delle forniture russe - riprende la nota di Credit Suisse -. Tuttavia, la Svizzera è meno vulnerabile dei suoi vicini. In proporzione al suo consumo finale di energia, il gas rappresenta una quota notevolmente inferiore in Svizzera rispetto a molti Paesi dell’UE, poiché la Confederazione non utilizza il gas per produrre elettricità. Anche quando si utilizza l’energia per il riscaldamento e per i processi industriali, il gas è meno importante in Svizzera che in Germania".

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