Ripartono le fabbriche e la logistica, merito anche dell’allentamento da parte del governo delle restrizioni applicate a Shanghai a causa del Covid. Ma sono davvero tutte rose e fiori?
Maggio da primato per la Cina, che il mese scorso ha registrato una crescita delle esportazioni a doppia cifra. Ripartono dunque le fabbriche e la logistica, merito anche dell’allentamento da parte del governo delle restrizioni applicate a Shanghai a causa del Covid.
Eppure l’economia frena
Il tutto, nonostante la situazione congiunturale determinata dal conflitto in Ucraina abbia raffreddato la domanda mondiale di beni. A conti fatti, a maggio le esportazioni cinesi in termini di dollari sono cresciute del 16,9% rispetto all’anno precedente, salendo ben al di sopra del +8% previsto dagli economisti. Le importazioni sono aumentate del 4,1% dopo essere rimaste invariate nel mese precedente.
Che sia un nuovo corso?
Secondo gli analisti è difficile stabilire se quello di maggio per la Cina sia stato un fuoco di paglia, o se invece ci si trovi di fronte ad un nuovo corso che potrebbe generare tendenze positive anche per gran parte delle economie internazionali.
Rimane l’allerta
Le prospettive legate ai rischi di una guerra in Ucraina - che potrebbe protrarsi ancora molto a lungo - e l’aumento dei costi delle materie prime, insieme all’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti e in Europa, sollevano preoccupazioni per una recessione globale.
Se da un alto la domanda è rimasta solida a maggio, dall’altro gli esportatori evidenziano un calo degli ordini, poiché i consumatori di tutto il mondo iniziano a spostare le loro spese sui servizi anziché sui beni, oscurando le prospettive per le aziende cinesi.
Tradotto in soldini: aumenta il costo della vita e le famiglie iniziano a stringere la cinghia.
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