La recente impennata dei contagi in Cina e l’incertezza sulle prossime mosse delle banche centrali orientali stanno mettendo in crisi i mercati.
I mercati finanziari asiatici sono precipitati in seguito ad una nuova ondata dei contagi da Covid in Cina e alle mosse aggressive delle banche centrali. Gli effetti di questa crisi sul mercato azionario si sono diffusi in tutto il panorama orientale, con possibili ripercussioni future anche sui listini mondiali.
Indici asiatici in profondo rosso
Come riporta Money.it, i mercati finanziari orientali stanno navigando in acque difficili. In questa ultima settimana senza festività del 2022, gli indici orientali sono partiti nel peggiore dei modi. In Cina, i due principali listini del Paese, China A50 e Shenzhen, hanno perso rispettivamente l’1,57% e l’1,51%. A Tokyo, l’indice Nikkei ha subito il terzo ribasso consecutivo, piazzandosi a -1,05%. Allo stesso tempo anche l’Hang Seng di Hong Kong è risultato in flessione dello 0,60%.
Gli investitori si sono mostrati molto titubanti in Oriente, avvertendo la doppia minaccia di un aumento dei contagiati da coronavirus in Cina e dalle strette in termini di politica monetaria decise dalle banche centrali.
Il Covid non lascia in pace la Cina
La Cina, Paese d’origine del Covid-19, si è sempre contraddistinta per una politica fortemente restrittiva in termini di prevenzione dal virus. Mentre nel 2022, nella maggior parte degli Stati occidentali ha prevalso un allentamento generale delle misure di protezione dall’infezione, in Cina la campagna di prevenzione è rimasta ferrea, allo scopo di scongiurare ogni minima risalita del numero dei casi.
Questo atteggiamento ha portato addirittura i cittadini a protestare nelle piazze del Paese, in modo da convincere il governo ad allentare la politica “zero Covid”. In seguito alle manifestazioni, il governo cinese ha effettivamente interrotto alcune misure, specialmente in diverse città molto popolate. Purtroppo però, a questa riapertura della socialità è subentrato un netto aumento dei contagi nell’ultima settimana, e di conseguenza la paura di nuove chiusure. Questo scenario ha creato un certo sconforto negli investitori, che temono nell’ennesima frenata dell’economia.
A causa di questa situazione, a Shanghai le scuole sono state già chiuse lunedì, con il possibile rischio di musure analoghe in fabbriche e uffici.
Ufficialmente, sono stati conteggiati soltanto due decessi da quando sono state allentate le misure restrittive. Tuttavia, stando a delle indiscrezioni del Financial Times, sono stati visti numerosi sacchi per cadaveri fuori dai reparti dedicati al Covid, il che farebbe presagire ad una situazione più grave di quanto viene comunicata.
Cambio di rotta per la Banca del Giappone?
Un secondo fattore di preoccupazione è dovuto alle strategie di stretta monetaria delle banche centrali. Settimana scorsa, sia la Banca Centrale Europea (BCE) sia la Federal Reserve hanno innalzato i tassi d’interesse di 50 punti base, dopo una serie di rialzi applicati nei mesi precedenti.
La Banca Centrale del Giappone (BOJ), in questo periodo di crisi in seguito al conflitto in Ucraina, si è contraddistinta per un atteggiamento decisamente più accomodante e meno aggressivo rispetto alle sue controparti occidentali. Lo yen giapponese aveva registrato una forte svalutazione, tanto da subire uno dei maggiori distacchi dal dollaro degli ultimi quarant’anni.
Ora però in seguito all’instabilità dei mercati finanziari e della situazione sanitaria in Oriente, la BOJ starebbe pensando di varare un cambio dirotta nella propria politica monetaria, valutando un innalzamento dei tassi d’interesse e un rafforzamento della valuta nipponica, come confermato da alcune agenzie di stampa locali.
Al tempo stesso, i funzionari cinesi hanno promesso di stabilizzare l’economia nel corso del prossimo anno, cercando di mantenere un’ampia liquidità nei mercati. Tuttavia, i dubbi sulla riuscita di questa manovra, a causa dei disagi legati al Covid e alla recessione, sono molto e gli obiettivi in agenda appaiono difficili da raggiungere.
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