Alle ore 8.20 circa, il greggio Brent scambia a 102,42 dollari al barile, con un tonfo del 3,54% e i future WTI perdono il 3,58% a 98,42 dollari al barile.
Scende ancora il prezzo del petrolio e tocca i minimi da due settimane a questa parte.
Su questa variazione pesa il calo degli ordini provenienti dalla Cina, costretta a fare i conti con il blocco delle attività a Shanghai, paralizzata dal lockdown per Convid che vincola oltre 20 milioni di abitanti.
A controbilanciare questo scenario poi, si aggiunge l’effetto sortito dal conflitto in Ucraina. La guerra ha alimentato l’inflazione e l’Unione europea sta discutendo misure per limitare le importazioni di petrolio dalla Russia: una eventualità che - se attuata - porterebbe a restringere ulteriormente il mercato, riportando verso l’alto il prezzo del greggio.
Alle ore 8.20 circa, il greggio Brent scambia a 102,42 dollari al barile, con un tonfo del 3,54% e i future WTI perdono il 3,58% a 98,42 dollari al barile.
Il motivo principale dell’affondo è in Cina, dove aumentano i blocchi in diverse città mentre persegue una strategia Covid-Zero. Oltre a Shanghai, anche ai residenti di un distretto di Pechino è stato detto di sottoporsi a tre giorni di test del virus a partire da lunedì nel tentativo di eliminare un’ondata di casi nella zona.
Secondo gli analisti il peggioramento della crisi in Ucraina potrebbe aumentare la pressione sull’Ue per sanzionare il petrolio russo e che i prezzi potrebbero aumentare entro la fine dell’anno.
“I prezzi del petrolio non dovrebbero scendere al di sotto dei 90 dollari al barile a causa della prospettiva di un potenziale divieto da parte dell’Ue sul greggio russo nel mezzo di una crisi in Ucraina”, ha affermato Hiroyuki Kikukawa, direttore generale della ricerca presso Nissan Securities.
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