Il segretario di Stato e responsabile dei colloqui esplorativi si è dimesso dall’incarico: colpa, si narra, del mancato sostegno da parte del Consiglio federale.
Ѐ il giorno degli addi, ai piani alti della Confederazione elvetica. Dopo quello di Christian Bock, dimissionario dall’incarico di direttore dell’Ufficio federale delle dogane e della sicurezza delle frontiere, ecco quello della segretaria di Stato Livia Leu, nominata su sua precisa richiesta ambasciatrice della Svizzera in Germania. Un ruolo che, a partire dall’autunno 2023 al posto di Paul Seger, la porta a rinunciare a quello di caponegoziarice con l’Ue, rivestito dall’ottobre 2020.
Relazioni diplomatiche solo con Berlino
Anche a Berlino avrà il compito di curare le relazioni politiche, economiche, culturali e scientifiche della Svizzera, ma con un Paese soltanto, fondamentale partner commerciale della Confederazione. Non è forse una diminutio, ma certo apre problematiche che dovranno essere risolte a breve nei rapporti con l’Ue, con la quale la Leu stava rilanciando il dialogo. Urgente la nomina di un successore che possa subentrarle entro la fine di agosto, per proseguire sulla stessa strada, posto che la Leu dovrebbe portare a conclusione prima della fine del mandato i colloqui esplorativi in corso.
Non solo successi a capo del Dfae
Non tutti successi, per la Leu, 62 anni: e qualche delusione potrebbe aver giocato a favore della decisione odierna. Nel mandato triennale presso il Dfae aveva infatti visto anche fallire, nel 2021, i negoziati su un accordo quadro con l’Ue. Perciò, da quel momento, aveva deciso di procedere in maniera oculata; e per questo, oggi, il suo addio è qualcosa di più di una comune perdita. Proprio perché, ha messo nero su bianco il Consiglio federale in una nota, era stata poi capace di «fare grandi progressi»: al suo successore la missione delicatissima di non essere da meno e condurre in concreto i negoziati ancora in attesa. Verrà dunque istituita una commissione di ricerca per individuare la sesta persona che, negli ultimi dieci anni, si troverà a essere responsabile del dossier Ue, dopo Roberto Balzaretti, Yves Rossier, Jacques de Wattevill, Pascale Baeriswyl e, appunto, Livia Leu.
Scarso supporto dal Consiglio federale
A motivare l’addio, vi sarebbero delle difficoltà con il Consiglio federale, che le avrebbe infine negato il sostegno di cui necessitava. Tre, in particolare, i punti controversi su cui confrontarsi con l’Europa: la protezione salariale, gli aiuti di Stato e la direttiva sui cittadini dell’Ue. Per avere speranze di successo, il nuovo negoziatore dovrà avvalersi del pieno sostegno del Consiglio federale, che né Leu né il predecessore Balzaretti si erano conquistati. Vero è che, al momento, i negoziati con l’Ue non sembrano essere una priorità per il Consiglio federale. Nel frattempo, le relazioni displomatiche si deteriorano lentamente.
La reazione dell’Europa
Da Bruxelles, la Commissione europea prende atto delle dimissioni e rinvia la palla al Consiglio federale, cui spetta l’onere di definire come e con chi continuare i colloqui esplorativi. Il prossimo round è previsto per il 30 maggio e a presierere sarà ancora la Leu. «Il nostro obiettivo rimane lo stesso», ha dichiarato il portavoce della Commissione, alludendo all’estate del 2024 come data ultima per completare i negoziati. Parole di fiducia sono enute dall’ambasciatore dell’Ue Petros Mavromichalis, che su Twitter ha definito importanti le relazioni con la Svizzera. «L’Ue non risparmia sforzi per stabilizzare questa relazione chiave».
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