Caldo, misure anti Covid e tensioni geopolitiche hanno ridimensionato le previsoni sulle espertazioni.
Ad agosto si indebolisce il flusso delle esportazioni in Cina. L’inflazione galoppante penalizza la domanda estera, a cui si aggiungono i blocchi alla produzione interna causati dal Covid.
I numeri
Se confrontate al 2021, ad agosto le esportazioni cinesi sono aumentate del 7,1%. Se il riferimento invece viene preso con il mese precedente, le esportazioni appaiono in calo rispetto alla crescita del 18% di luglio. Stando ai dati ufficiali prodotti mercoledì dalla dogana, i risultati emersi hanno mancato le previsioni in crescita degli analisti del 12,8%.
Le ragioni del rallentamento
La crescita più lenta della Cina è in parte dovuta al rapporto poco entusiasmante con le forti esportazioni registrate lo scorso anno scorso. Hanno pesato le restrizioni imposte a seguito dei recenti focolai di Covid e le ondate di caldo che hanno condizionato la produzione delle fabbriche nelle aree sud-occidentali.
Le esportazioni nel nodo strategico di Yiwu, ad esempio, sono rimaste paralizzate per tre giorni all’inizio di agosto per contenere un’epidemia di Covid, condizionando in questo modo le spedizioni verso l’estero in uno dei periodi più importanti dell’anno.
Merci in ingresso
A risentire di queste difficoltà sono state anche le importazioni, che ad agosto sono cresciute solo dello 0,3%, rispetto al 2,3% del mese precedente. La domanda interna, infatti, ha risentito della crisi immobiliare che ancora affligge il Paese e del caldo torrido che ha rallentato gli acquisti.
Scenari futuri
Secondo gli analisti di Goldman Sachs, la Cina manterrà una condizione di eccedenza commerciale anche nei prossimi anni, seppure la preoccupazione maggiore rimanga la tensione internazionale che incide sui prezzi delle materie prime. Senza contare che globalmente, a causa del conflitto, il Dragone risentirà in modo rilevante della contrazione della domanda estera.
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