Apple annuncia ritardi sulla produzione dei nuovi iPhone 14 Pro e iPhone Pro Max. La causa? Gli improvvisi lockdown e la severa politica Zero-Covid.
Esportazioni cinesi in calo dello 0,3% a ottobre. Lo ha reso noto lunedì l’autorità doganale di Pechino svelando dati che mostrano una diminuzione anche nelle importazioni pari allo 0,7% su base annua.
Nonostante i problemi causati all’economia dalla politica Zero-Covid, tanto discussa in questi mesi, la flessione del mercato con gli Stati esteri è giunta contro ogni aspettativa. Gli analisti avevano previsto un rallentamento del commercio, accompagnato però da una leggera crescita delle esportazioni.
Secondo gli osservatori, la causa sarebbe da ricondurre anche alla debole domanda globale, ma anche alle restrizioni dovute al coronavirus che portano a problemi continui sulle catene di approvvigionamento.
«Il calo del commercio estero è un dato difficile da affrontare per l’economia cinese. Dall’inizio della pandemia, le esportazioni sono state un pilastro centrale che ora sta tremando - ha commentato Jens Hildebrandt, membro del consiglio di amministrazione della Camera di Commercio Tedesca (Ahk) a Pechino -. Anche le importazioni sono in calo, il che indica l’umore cupo tra i consumatori cinesi».
A rischio la produzione di iPhone per Natale
I continui blocchi sulle catene di approvvigionamento non mettono in difficoltà solamente la Cina, ma anche le diverse aziende che producono grazie all’industria cinese. È il caso di Apple che domenica ha dichiarato che le misure anti-Covid stanno creando un impatto negativo sulle esportazioni del Paese, ammettendo di essere alle prese con notevoli colli di bottiglia nella consegna del nuovo iPhone 14 Pro e iPhone 14 Pro Max. Per questo l’azienda di Cupertino si aspetta che ci saranno meno pezzi disponibili, con tempi di attesa più lunghi di quanto preventivato per la clientela.
La Foxconn di Zhengzhou, stabilimento situato nella parte centrale del Paese, atto alla produzione degli smartphone in questione, ha circa 200 mila dipendenti e a pieno regime è in grado di produrre fino a 500 mila smartphone al giorno. Produzione che, a partire da metà ottobre, a causa della politica Zero-Covid e dei conseguenti lockdown, è stata ridotta. Nel comunicato diffuso ha fatto sapere che sta lavorando per fare in modo che la produttività torni a livelli normali, tutelando sicurezza e condizioni di salute dei lavoratori.
Minore domanda globale
Intanto anche le aziende europee hanno lamentato nel corso di questi mesi dei problemi creati dalla politica voluta dal presidente cinese, Xi Jinping: i lockdown sono annunciati con brevissimo preavviso e questo rende ancora più difficile la produzione e la sua eventuale pianificazione.
Ora la Cina è costretta a confrontarsi con la realtà dei fatti: a ottobre il commercio estero con gli Stati Uniti è diminuito del 10,4%, con le esportazioni in calo del 12,6% e importazioni dell’1,5%. Verso l’Europa, le esportazioni calano del 7,7%, le importazioni del 5,1%.
leggi anche
Cina: nel terzo trimestre Pil al 3,9%. La politica Zero-Covid tiene ancora in ostaggio l’economia
Politica Zero-Covid affonda l’economia cinese
I dati deboli sull’export delineano all’orizzonte un rallentamento sempre più marcato per l’economia cinese. Soprattutto a causa della strategia zero-Covid e dei lockdown che Xi non ha intenzione di modificare. Intanto i segnali di sofferenza giungono anche dal settore immobiliare, con alti livelli di indebitamento e debole domanda interna. Gli esperti prevedono dunque che il governo cinese non riuscirà a centrare il suo obiettivo originario di crescita al 5,5%. Per la Banca Mondiale si fermerà solamente al 2,8%. Se le previsioni dovessero rivelarsi veritiere, sarebbe solo la seconda volta in quattro decenni che la crescita della Cina si attesta a valori così bassi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Iscriviti alla newsletter