C’è apertura da parte della Germania al limite al prezzo del gas e a fissare nuove regole per la determinazione del costo dell’energia elettrica. Ma gli ostacoli da superare rimangono tanti.
Berlino cambia idea e appoggia la proposta di fissare un tetto al prezzo del gas.
Il cancelliere federale della Germania Olaf Scholz sembra non avere più dubbi circa la proposta avanzata a suo tempo dal premier italiano Mario Draghi, che aveva sollecitato i Paesi dell’Unione europea a convergere verso la definizione di un prezzo massimo del gas. Una disponibilità - quella giunta dalla Germania - che è stata confermata almeno nelle intenzioni dal vicecancelliere e ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, aprendo di fatto nuovi scenari in vista del Consiglio straordinario sull’energia fissato per il 9 settembre.
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Le prime reazioni e i dubbi di Scholz
Il primo effetto sortito da questo cambio di passo è stata la flessione del prezzo del gas, che dai 340 euro toccati venerdì, è scivolato ieri a 272 euro.
Le resistenze della Germania nel definire un prezzo limite del gas erano giustificate da due fattori fondamentali: la paura che Putin potesse reagire chiudendo i gasdotti e il timore di non riuscire a stoccare abbastanza gas in vista dell’inverno, problema quest’ultimo che nel frattempo la Germania pare sia riuscita a risolvere.
In virtù di queste ragioni, Scholz aveva preferito adottare una politica attendista, venuta meno di fronte alle oscillazioni impazzite del prezzo del gas e ai conseguenti timori per il comparto produttivo tedesco in vista dell’inverno.
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La parola all’Europa
La palla ora passa all’Europa, che - una volta trovata la quadra necessaria tra i propri componenti - dovrà stabilire le corrette modalità per la formazione del prezzo del gas, precisando se applicarlo soltanto a quello proveniente dalla Russia o da tutti i fornitori, inclusi i Paesi stessi dell’Unione come la Norvegia.
Il nodo del decoupling
Sul tavolo rimane la questione del “decoupling”, cioè la necessità di slegare la determinazione del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica. Il modello varato negli anni Novanta non può più essere ritenuto valido poiché troppo penalizzante per famiglie e imprese.
Già lo scorso anno Italia, Francia, Spagna, Romania e Grecia avevano espresso la necessità di rivedere le regole che legavano i prezzi di gas e luce. Oggi, dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, la richiesta è sostenuta anche da altri Paesi, aprendo di fatto la necessità all’interno dell’Unione di una revisione totale di questi parametri, riconsiderando la possibilità di separare totalmente i due mercati. Se la soluzione del decoupling dovesse passare, ecco che la produzione di energia elettrica attraverso le fonti rinnovabili avrebbe senza dubbio un costo notevolmente più basso di quella realizzata attraverso il gas.
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