Per il quinto mese consecutivo il Pmi composito è al di sotto della soglia di crescita, ma è in crescita di 0,5 punti rispetto a ottobre.
Contro ogni aspettativa, la stima flash sull’indice Pmi sull’attività economica dell’eurozona a novembre, lascia ben sperare in una recessione meno grave del previsto. L’indice Pmi è risalito a sorpresa a 47,8 punti da 47,3 del mese precedente.
Pur rimanendo sotto quota 50, soglia che separa l’espansione dalla contrazione dell’attività, l’indice scongiura un ulteriore peggioramento delle prospettive economiche.
Andamento dei Paesi della moneta unica
All’interno dell’eurozona, la Germania ha mostrato il crollo maggiore con il Pmi composito a 46,4, segnando il quinto mese consecutivo di contrazione. Crolla la produzione anche in Francia, dove l’indice Pmi composito si è attestato a 48,8, il primo effettivo calo dell’attività economica da febbraio 2021. Per i restanti Paesi dell’eurozona, la produzione si è contratta per il terzo mese consecutivo, anche se il valore registrato a novembre è stato il minore.
Recessione sì, ma meno grave del previsto
«L’ennesimo crollo dell’attività di novembre aggiunge la possibilità di caduta dell’eurozona in recessione. I dati per il quarto trimestre – ha commentato Chris Williamson, Chief Business Economist al S&P Global Market Intelligence – sono stati sinora in linea con un tasso di contrazione trimestrale del Pil poco più dello 0,2%».
Ma nonostante si tratti del secondo tasso di contrazione più forte dal 2013, i dati Pmi a novembre lanciano un timido segnale di ottimismo. Rispetto a ottobre è rallentato il tasso generale di declino. Possibile grazie al miglioramento della situazione sulle catene di approvvigionamento, con problemi di fornitura in risoluzione e con tempi di consegna più rapidi ai fornitori dell’entroterra tedesco. Inoltre, grazie all’autunno mite, i timori di carenza di energia nei mesi invernali si sono affievoliti.
Effetto politica monetaria
Secondo Williamson, la stretta sulla politica monetaria della Bce sta iniziando a dare i suoi frutti. «La pressione sui prezzi sta inoltre mostrando al momento segnali di rallentamento, in particolare nel settore manifatturiero - ha poi aggiunto -. Tale dato, non solo dovrebbe aiutare per certi versi a contenere la crisi del costo della vita, ma le previsioni future più ottimistiche dovrebbero diminuire la necessità di considerare misure di inasprimento più aggressive della politica monetaria». La preoccupazione di una forte contrazione del settore manifatturiero tuttavia non è superata, così come è ancora sotto pressione l’attività del settore dei servizi. «In entrambi i casi questo è principalmente dovuto alla crisi del costo della vita e alla recente stretta delle condizioni finanziare. Una recessione quindi, sembra probabile, anche se gli ultimi dati fanno sperare che l’entità della contrazione potrebbe non essere così grave come si temeva in precedenza».
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