Nella prossima riunione è previsto un aumento di 75 punti base del costo del denaro. Intanto, gli investitori aspettano con ansia le parole di Powell, riguardo alle future mosse della politica monetaria.
La tanto attesa riunione della Federal Reserve(Fed) è ormai alle porte. Mercoledì 2 novembre l’istituto centrale americano dovrebbe annunciare il quarto aumento consecutivo del tasso guida di 75 punti base, che passerà complessivamente dal 3,75% al 4%.
Se da un lato la quota dell’aumento è praticamente certa, dall’altro non è ancora chiaro cosa dirà il presidente della Fed, Jerome Powell. Alcuni economisti prospettano un allentamento della politica economica già a partire da dicembre, anche se tutto è ancora incerto. Tanto è vero che, qualche settimana fa, il numero uno della banca centrale aveva dichiarato che la Fed continuerà con la sua strategia economica fino a quando l’inflazione non scenderà all’obiettivo del 2%.
Politici e investitori sembra, però, che abbiano da ridire: temono in un’eccessiva correzione da parte della Fed, con conseguente compressione repentina dell’economia statunitense e globale.
Focus sulle parole di Powell
Come si legge su Money.it, il quarto aumento consecutivo dei tassi di interesse è una possibilità ampiamente considerata dalla piazza economica. Analisti e investitori, piuttosto, sono interessati a quel che accadrà da dicembre in poi. Stando ad alcuni esperti, l’economia degli Stati Uniti ha mostrato chiari segnali di rallentamento nel settore immobiliare, forti cali degli utili e ridimensionamento delle previsioni nell’ultimo trimestre dell’anno. Giovedì la diffusione dei dati relativi al Pil del periodo tra luglio e settembre 2022, ha mostrato un’economia statunitense in espansione, sullo sfondo una domanda interna più debole da parte dei consumatori.
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Economisti divisi
Il capo economista del Wilmington Trust, Luke Tilley, ha affermato che Powell segnalerà un aumento più contenuto dei tassi a dicembre, concentrandosi sui dati dell’inflazione salariale pubblicati venerdì scorso. Dove «c’è stato un chiaro rallentamento nella crescita dei salari del settore privato», ha detto l’esperto.
Secondo Jonathan Pingle, capo economista di Ubs, invece, i dati sull’inflazione di settembre non daranno ai funzionari della Fed alcuna fiducia sul raffreddamento delle pressioni sui prezzi sia davvero realistico.
Infine, per gli economisti di Goldman Sachs, entro marzo dell’anno prossimo, il tasso guida sarà portato al 5%, più di quanto previsto in precedenza. Dunque ipotizzano una Fed più aggressiva che alzerà il costo del denaro dello 0,75% mercoledì, per poi proseguire con un rialzo di 50 punti base a dicembre, a cui faranno seguito altre due strette da 25 punti base ciascuna in febbraio e in marzo.
Tra le ragioni descritte dagli esperti, alla base del rialzo della Fed, vi sono: un’inflazione molto alta, la necessità di raffreddare l’economia in vista di una stretta fiscale e adeguamento dei salari al rincaro dei prezzi, evitare un allentamento prematuro delle condizioni finanziarie.
Tassi di interesse: saranno superiori al 5%?
A riguardo si possono individuare due schieramenti: chi pensa che la Fed fermerà la propria politica monetaria al di sotto del 5%, con conseguente recessione poiché il veloce rialzo dei tassi indebolirà troppo l’economia; e chi ritiene la Fed alzerà i tassi al di sopra del 5%, poiché l’inflazione sarà persistente. Per conoscere il verdetto, dunque, non rimane che aspettare il 2 novembre.
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