Firmato il contratto tra Svizzera e USA per l’acquisto di una flotta di aerei da battaglia F-35A. Si alimenta la polemica tra governo e opposizione.
Ora è ufficiale: la Svizzera ha firmato il contratto per l’acquisto di 36 aerei da combattimento F-35A. La questione aveva generato numerose controversie, sia in ambito politico sia generando un parziale malcontento popolare. Il 19 settembre però i rappresentanti dell’esercito svizzero hanno firmato il contratto d’acquisto di 36 jet con il governo statunitense, per un valore di oltre 6 miliardi di franchi.
Le condizioni del contratto
Nella giornata di ieri, il capo dell’armamento Martin Sonderegger e il capo progetto Darko Savic hanno firmato a Berna il contratto d’acquisto con il governo americano. La fornitura, che prevede 36 aerei da combattimento F-35A, sarà consegnata tra il 2027 e il 2030, e sostituirà quindi gradualmente l’attuale flotta elvetica.
Il contratto di acquisto ammonta a 6,035 miliardi di franchi, rientrando quindi nel volume di finanziamento massimo approvato dagli elettori svizzeri. Oltre all’ottenimento dei velivoli, la somma copre anche equipaggiamento per usi specifici, armamento e munizioni, pacchetti logistici, nonché sistemi di pianificazione e valutazione di missioni, d’istruzione e di formazione iniziale.
Contemporaneamente all’acquisto, il responsabile del programma Air2030, Peter Winter, e il capo progetto, Darko Savic, hanno firmato l’accordo di compensazione con Lockheed Martin, l’azienda produttrice dei jet da combattimento, che consentirà a quest’ultima di concludere con l’industria elvetica affari che compensino i costi di acquisto. In questo modo, le aziende svizzere riceveranno ordini per un volume di circa 2,9 miliardi di franchi.
La bufera politica
Questo investimento militare ha generato più di qualche controversia. Il Consiglio Nazionale aveva acconsentito all’acquisto nemmeno una settimana fa, trovando un grande intralcio da parte dell’opposizione. Alla fine la decisione è arrivata, motivata dalle crescenti tensioni geopolitiche, causate dal conflitto Russia-Ucraina, e dall’imminente scadenza dell’offerta proposta dal governo americano.
La decisione era stata approvata sia dal Consiglio Federale sia dal Consiglio degli Stati, i quali concordavano anche sul ridurre i tempi di chiusura dall’acquisto. È stata invece l’opposizione, in particolare il PS e i Verdi a cercare di fermare questa iniziativa, sostenendo che avrebbe messo in discussione la democrazia diretta della Svizzera, rendendola inconsapevolmente alla mercé degli Stati Uniti.
Raccolta firme
Il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) aveva depositato alla Cancelleria Federale oltre 120mila firme contrarie all’acquisto dei jet, nella speranza di indire un referendum popolare sulla questione. La ministra della difesa Viola Amherd aveva lanciato un appello ai proponenti, chiedendo di ritirare il testo.
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