Chi rompe, paga. La proposta di Borrell: finanziare la ricostruzione in Ucraina con i fondi russi. Ecco come

Redazione

9 Maggio 2022 - 15:38

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Le riserve russe congelate dalle sanzioni ammontano a 300 miliardi di dollari. A frenare il tutto, però, ci sono molteplici aspetti.

Chi rompe, paga. La proposta di Borrell: finanziare la ricostruzione in Ucraina con i fondi russi. Ecco come

La proposta arriva da Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione Europea per la Politica estera, in un’intervista rilasciata al Financial Times.
Secondo il capo della diplomazia europea, infatti, i Paesi dell’Unione dovrebbero "prendere in considerazione di sequestrare le riserve valutarie russe congelate per sostenere il costo della ricostruzione dell’Ucraina dopo la guerra".

I precedenti

L’idea di Borrell non è isolata e vanta qualche precedente. Quando in Afghanistan sono tornati al potere i talebani, gli Stati Uniti misero le mani sui miliardi di dollari della banca centrale afghana, come risarcimento alle vittime del terrorismo e per aiuti umanitari.
Un’esperienza che secondo Borrell, dovrebbe essere replicata anche per la ricostruzione dell’Ucraina, vista l’elevata entità di denaro necessaria. Ad oggi, le riserve russe congelate per mezzo delle sanzioni sfiorerebbero i 300 miliardi di dollari.

Gli interrogativi aperti

Come si interroga anche il giornale economico money.it, la strada è davvero percorribile nella complessa guerra in Ucraina? I funzionari europei stanno ora esaminando la questione, valutando se le riserve russe siano in qualche modo accessibili per la ricostruzione dell’Ucraina. Secondo le stime della Commissione europea, i costi della ricostruzione potrebbero ammontare a diverse centinaia di miliardi di euro. Una somma della quale l’Europa sarà chiamata a farsi carico almeno in parte.

L’aspetto legale

Il presidente degli Stati Uniti ha proposto che i beni sequestrati degli oligarchi potrebbero essere svenduti per aiutare a ricostruire l’Ucraina, un’idea sostenuta anche la scorsa settimana dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
A bloccare il tutto è l’aspetto legale: il sequestro delle riserve valutarie russe suonerebbe come una mossa estrema, che potrebbe generare conseguenze molto gravi.

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