"La rivoluzione delle città parte dall’umanesimo digitale". Intervista a Francesca Bria

Chiara De Carli

24/02/2022

24/02/2022 - 14:11

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Francesca Bria è Presidente del Fondo Nazionale Italiano per l’Innovazione, Professore onorario all’Institute for Innovation and Public Purpose, UCL, London, Senior Adviser and Ambassador alle Nazioni Unite.

"La rivoluzione delle città parte dall'umanesimo digitale". Intervista a Francesca Bria

Si è svolto mercoledì (24.2) sera a Mendrisio, al Dipartimento ambiente e design della SUPSI, l’ultimo incontro per il ciclo “Emergenza Terra. Abitare, costruire, pensare un futuro sostenibile”. Ospite della conferenza Francesca Bria, economista e accademica italiana, Presidente del Fondo Nazione per l’Innovazione-CDP Venture Capital e consulente delle Nazioni Unite e della Commissione Europea. Il suo intervento si è inserito nell’ambito della “Rivoluzione delle città: democrazia dei dati, partecipazione e transizione ecologica”. Di fronte a una sala gremita di studenti, professori e curiosi, il direttore dell’istituto sostenibilità applicata all’ambiente costruito, Roman Rudler ha aperto l’evento.

Rudler
fotografia

Diversi i punti toccati nel corso della conferenza, a cominciare dal racconto dell’esperienza avuta come Assessore per la digitalizzazione e innovazione per la città di Barcellona. «Ho rivestito questo ruolo fino al 2019 – ha dichiarato Bria – Attualmente, seguo un progetto per la città di Amburgo sulla la stessa linea».

In questo periodo di incertezza, le crisi che ci troviamo ad affrontare in questo contesto storico da un lato mettono sul chi va là istituzioni e mercati, dall’altro rappresentano delle opportunità. «Un’occasione da sfruttare – secondo Francesca Bria – per agevolare transizione ecologica e digitale, con lo scopo di generare più coesione sociale».

Il ruolo della città post pandemia

Il Covid ha giocato un ruolo cruciale. «Ha consentito alla tecnologia di permeare la nostra quotidianità con il telelavoro, rendendo digitali i pagamenti, le riunioni.. ha reso più semplice la vita di molte persone. Una direzione incanalata che non deve essere persa». Per Bria fondamentale nel progetto di transizione ecologica ed economica è la prossimità e la capacità da parte delle istituzioni di realizzare progetti tangibili che possano migliorare concretamente la vita delle persone. Ma qual è il ruolo delle città? «Sono il motore dell’innovazione per quanto concerne mobilità sostenibile, economia circolare, riciclo di rifiuti, utilizzo di forme avanzate di energia rinnovabile. Sono dei laboratori di sperimentazione democratico e sostenibile. Il concetto di smart city è utile per sfruttare questo processo verso la digitalizzazione, l’uso di energia pulita e rinnovabile, ma questi passaggi sono possibili solamente con il coinvolgimento dei cittadini. Per “Smart city” non si intende città futuristiche e iper tecnologiche ma luoghi in cui tecnologia, scienza e innovazione siano al servizio della popolazione»

Francesca Bria
conferenza

Il modello Barcellona

Bria ha ben in mente il modello a cui fa riferimento. Le sue idee le hanno fatto guadagnare la chiamata, nel 2015, dall’appena eletta sindaca di Barcellona Ada Colau y Ballano. La prima cittadina catalana intendeva rivoluzionare la sua città, trasformandola in una “smart city” al servizio dei cittadini.
Le esigenze erano al primo posto. «Con una piattaforma digitale, chiamata “Decim Barcellona” realizzata con un sistema ibrido, sono state raccolte, filtrate e analizzate le idee dei cittadini. Tutto questo grazie ai fondi europei Horizon, un software libero e una data governance etica e democratica». Il risultato? « Il 70 % delle proposte ricevute sono diventate parte integrante del programma di governo ». E insiste: « L’apertura delle istituzioni al popolo è necessaria . Per poter spendere bene e per creare servizi con un impatto sempre migliore sulla società ».

La via da seguire

Per raggiungere risultati è importante: «partire dalle persone e non dalla tecnologia». Altrimenti si rischia di pensare che «i grandi problemi dell’umanità possano essere risolti scaricando un’app, applicando il modello di Silicon Valley. Nel modello Barcellona invece siamo partiti da quel che ci chiedevano i cittadini: diritto alla casa, sanità pubblica, mobilità sostenibile, rifiuti zero, lotta al cambio climatico. È giusto quindi chiedersi: come può la tecnologia aiutarci a risolvere un problema? Non il contrario».

Transizione ecologica e digitale

A causa della crisi pandemica l’Unione Europea ha predisposto 2-3 trilioni di euro e con il piano Next Generation You sono destinati per la doppia transizione ecologica (40%) e digitalizzazione (20%). Per Bria due facce della stessa medaglia: « Transizione ecologica senza digitalizzazione, scienza e tecnologia è difficile da realizzare ». E aggiunge: «Ci troviamo di fronte a un momento di opportunità storica: dopo diversi anni l’Europa torna a investire su sé stessa».

E a proposito di transizione ecologica cita ancora una volta la città catalana: «Barcellona ha creato un’impresa digitale comunale per produzione di pannelli solari e per la distribuzione di energia a cui sono allacciati tutti gli edifici pubblici. I cittadini ricevono incentivi per installare pannelli sulla propria casa».

Europa a zero emissioni

La corsa verso i consumi a zero emissioni è uno degli obiettivi che l’Unione Europea ha previsto per i suoi stati membri entro il 2050. Ma vi sono sindaci che attualmente si sono messi in gioco per raggiungere questi obiettivi ancor prima. È il caso dei primi cittadini di Helsinki, Copenaghen che hanno deciso di inserirsi nella rete C40. Lo scopo: arrivare entro il 2035 alla neutralità climatica all’interno delle città. Non solo. «Al vaglio cambiamenti radicali, nella produzione di energia, nella mobilità. L’intento è l’innovazione urbana legata a implementazioni di tecnologie digitali e uso di dati».

Auto e centri urbani

Il traffico nei centri urbani è sempre motivo di discussione da parte dei sindaci. Barcellona si fece conoscere anche per aver ridotto notevolmente la presenza delle auto nel suo centro. «Sono stati creati dei “superblocchi” – racconta l’ex assessore di Barcellona - le automobili potevano circolare attorno a questi senza entrare nel centro. Li abbiamo previsti per 16 distretti città, recuperando 60% uso spazio pubblico e riducendo le auto nel centro storico. Con lo spazio recuperato abbiamo potuto aggiungere aree verdi e nuovi servizi. attività. È stato un progetto partecipativo, durato anni, a cui hanno preso parte sia tecnici sia cittadini».

Francesca Bria
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L’umanesimo dei dati

Da quel che si evince per Francesca Bria è importante porre al centro del processo digitalizzazione i diritti dei cittadini. Poiché ancora non si comprendono i suoi benefici. « Metterla in pratica con standard digitali etici, soprattutto quando si parla di dati. Vengono raccolti ogni volta che utilizziamo un dispositivo. Ma dove vanno a finire? È necessario tutelare la privacy dei cittadini, essendo la materia prima dell’economia digitale. Con le Big Tech dominanti sulla capitalizzazione borsistica ».

«Per trattare i dati nel modo corretto devono essere considerati una vera e propria infrastruttura. Servono per monitorare livelli dell’acqua, parcheggi, mobilità, gestione rifiuti.. e in molte città si stanno dotando di nuove figure quali “Data officer”, per sviluppare sempre più capacità di intelligence in tempo reale. L’approccio etico prevede un dominio pubblico dei dati, preservando privacy e diritti dei cittadini. Se gestiti in questo modo possono essere utilizzati anche da imprese e società per risolvere sfide e produrre nuove soluzioni. In questo modo si va a destabilizzare il monopolio delle Big Tech».

New European Bauhaus

Progetto innovativo che la Commissione europea ha lanciato nel 2020. Il desiderio: animare il green deal con un movimento artistico e culturale che, sulla falsa riga della corrente artistica, dia vita a una nuova via. In questo periodo di transizione al centro architettura e arte per progetti in chiave verde delle città e per rivedere diversi settori economici, come ad esempio il tessile. «Modello dell’Europa deve perseguire il cosiddetto “umanesimo digitale” e per farlo è necessario ripartire da cultura e arte».

Chiude la conferenza con un augurio: «Il nuovo modello per la nuova società digitale deve partire dai diritti, dalle persone e preservare il modello europeo, interpellando città e realizzando progetti concreti».

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